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historiae 81-100

Vespasianus,haud aeque Domitiano mitigatus quam Titi pietate gaudens,bono esse animo iubet belloque et armis rem publicam attollere:sibi pacem domumque curae fore.Tum celerrimas navium frumento onustas saevo adhuc mari committit;quippe tanto discrimine urbs nutabat,ut decem haud amplius dierum frumentum in horreis fuerit,cum a Vespasiano commeatus subvenere.Curam restituendi Capitolii in Lucium Vestinum confert,equestris ordinis virum,sed auctoritate famaque inter proceres.Ab eo contracti haruspices monuere,ut reliquiae prioris delubri in paludes aveherentur,templum isdem vestigiis sisteretur:nolle deos mutari veterem formam.XI kalendas Iulias serena luce spatium omne,quod templo dicabatur,evinctum vittis coronisque ingressi milites,quis fausta nomina ,felicibus ramis;dein virgines Vestales cum pueris puellisque patrimis matrimisque aqua e fontibus amnibusque hausta perluere.
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Vespasianus non tanto ricredendosi su Domitianus quanto lieto della indulgenza di Titus,gli intima di star tranquillo e di sollevare le sorti dello stato con la guerra e le armi;alla pace e alla famiglia ci avrebbe pensato personalmente.Allora spedì insieme le navi più veloci,piene di frumento, col mare ancora burrascoso;
in effetti la città si barcamenava in così grosso pericolo che non aveva più di dieci giorni di grano nei magazzini da quando venne in soccorso di Vespasianus il convoglio.Affida il compito di ricostruire il Capitolium a Lucius Vestinus,uomo della borghesia,ma per autorità e fama tra i più eminenti.I maghi messi insieme da lui consigliarono di buttare nelle marrane i resti del precedente santuario,di ricostruire il tempio sullo stesso posto;gli dei non volevano che l’antico aspetto fosse mutato.Il ventuno giugno ,in una giornata serena, tutto lo spazio dedicato alla basilica,circondato da nastri sacri, e l’entrata con delle ghirlande di soldati,ai quali nomi augurali,con rami portafortuna;quindi le vergini Vestales con ragazzi non orfani e ragazze non orfane lo bagnarono con acqua attinta dalle fonti e dai rivi.

Tum Helvidius Priscus praetor,praeeunte Plaut.o Aeliano pontifice,lustrata suovetaurilibus area et super caespitem redditis extis,Iovem Iunonem Minervam praesidesque imperi deos precatus.Uti coepta prosperarent sedesque suas pietate hominum inchoatas divina ope attollerent,vittas,quis legatus lapis innexisque funes erant,contigit;simul ceteri magistratus et sacerdotes et senatus et eques et magna pars populi,studio laetitiaque conixi,saxum ingens traxere.Passimque iniectae fundamentis argenti .. aurique stipes et mettallorum primitiae,nullis fornacibus victae,sed ut gignuntur.Praedixere haruspices,ne temeraretur opus saxo aurove in aliud destinato.Altitudo aedibus adiecta:id solum religio adnuere et prioris templi magnificentiae defuisse credebatur.
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Poi preghiere da parte del pretore Helvidius Priscus a Iovis,Iunonis,Minerva e agli dei protettori dell’impero,suggerite dal pontefice Plautius Aellius,(purificata l’area coll’uccisione di un toro,un capretto e un porco e poste le interiora sopra il futuro altare).Priscus affinchè i lavori procedessero bene e le dimore iniziate dalla devozione degli uomini ,fossero innalzate secondo la provvidenza divina,prese in mano le sacre bende a cui era legato un masso di pietra e intrecciate delle funi;ugualmente gli altri funzionari e i sacerdoti e i senatori e i borghesi e gran parte della gente,uniti dalla passione e dalla gioia,posero in posa l’ingente masso.Pezzi di argento e d’oro buttati dapertutto nelle fondamenta e grani grezzi di metallo,non lavorati da nessuna officina,ma come sono generati.I maghi avvertirono di non contaminare l’opera con materiale di pietra o con oro destinato ad altro.Aumentata l’altezza degli edifici;solo ciò l’osservanza religiosa permise e si riteneva che fosse mancato alla grandiosità del precedente tempio.

Audita interim per Gallias…Germaniasque mors Vitellii duplicaverat bellum.Nam Civilis omissa dissimulatione in populum Romanum ruere,Vitellianae legiones vel externum servitium quam imperatorem Vespasianum malle.Galli sustulerant animos,eandem ubique exercituum nostrorum fortunam rati,volgato rumore a Sarmatis Dacisque Moesica ac Pannonica hiberna circumsederi;paria de Britannia fingebantur.Sed nihil aeque quam incendium Capitolii,ut finem imperio adesse crederent,impulerat.Captam olim a Gallis urbem,sed integra Iovis sede mansisse imperium;fatali nunc igne signum caelestis irae datum et possessionem rerum humanarum Transalpinis gentibus portendi superstitione vana Druidae canebant.Incesseratque fama primores Galliarum ab Othone adversus Vitellium missos,antequam digrederentur,pepigisse,ne deessent libertati,si populum Romanum continua civilium bellorum series et interna mala fregissent.
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Intanto la morte di Vitellio, udita nelle Galliae e nelle Germaniae,aveva rinvigorito la guerra.Infatti Civilis abbandonata la finzione si scagliava contro il popolo Romano,le legioni vitelliane preferivano la sottomissione agli stranieri piuttosto che l’imperatore Vespasianus.
I Galli si erano rincuorati,convinti che ovunque la medesima sorte per le nostre armate,(diffusasi la notizia che le basi invernali in Pannonia e in Moesia erano circondate dai Sarmati e dai Daci);ugualmente si supponeva della Britannia.Ma nulla così come l’incendio del Capitolium li aveva spinti a credere che la fine dell’impero fosse imminente.
La capitale conquistata una volta dai Galli,ma rimanendo integra la dimora di Iovis era rimasta la egemonia,ora il segno dell’ira divina dato dal fuoco fatale e i Druidae cantavano, a motivo di una vana superstizione, che il dominio delle vicende umane stava per passare alle genti doltr’Alpi.Si era diffusa la notizia che i notabili delle Galliae spediti da Otho a Vitellius,prima che partissero,avessero pattuito di non lasciarsi sfuggire la libertà nel caso che la continua serie di guerre civili e i contrasti interni avessero indebolito il popolo Romano.

Ante Flacci Hordeonii caedem nihil prorupit,quo coniuratio intellegeretur:interfecto Hordeonio commeavere nuntii inter Civilem Classicumque praefectum alae Trevirorum.Classicus nobilitate opibusque ante alios:regium illi genus et pace belloque clara origo,ipse e maioribus suis hostis populi Romani quam socios iactabat.Miscuere sese Iulius Tutor et Iulius Sabinus,hic Trevir,hic Lingonus,Tutor ripae Rheni a Vitellio praefectus;Sabinum super insitam vanitatem falsae stirpis gloria incendebat;proaviam suam divo Iulio per Gallias bellanti corpore atque adulterio placuisse.Hi secretis sermonibus animos ceterorum scrutari,ubi quos idoneos rebantur conscientia obstrinxere,in colonia Agrippinensi in domum privatam conveniunt;nam publice civitas talibus inceptis abhorrebat;ac tamen interfuere quidam Ubiorum Tungrorumque.Sed plurima vis penes Treviros ac Lingonas,nec tulere moras consultandi:certatim proclamant furere discordiis populum Romanum,caesas legiones,vastatam Italiam,capi cum maxime urbem,omnis exercitus suis quemque bellis distineri:si Alpes praesidiis firmentur,coalita libertate discep….ras Gallias,quem virium suarum terminum velint.
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Prima dell’assassinio di Flaccus Hordeonius nulla si scatenò che fosse di indizio della congiura:ucciso Hordeonius emissari andarono e venirono tra Civilis e Classicus comandante dello squadrone dei Treviri.Classicus superava gli altri per nobiltà e mezzi;di stirpe regia e famosa in pace e in guerra,andava ripetendo che tra i suoi avi più nemici che amici del popolo Romano.Si erano associati Iulius Tutor e Iulius Sabinus,questo Trevir,quello Lingonus,Tutor responsabile della riva del Rhenus da Vitellius;Sabinus oltre alla congenita vanità era infervorato dalla rinomanza della falsa genealogia in quanto la sua bisavola col corpo e coll’infedeltà avrebbe recato piacere al divino Iulius, operativo nelle Galliae.
Questi con colloqui riservati indagavano i pensieri di tutti gli altri,e dopo aver associato nel complotto quelli che ritenevano idonei,si riuniscono nella colonia Agrippinenses,in una casa privata;infatti la comunità in generale era contraria a simili iniziative,e tuttavia erano presenti alcuni Ubii e Tungri.Ma totale l’adesione da parte dei Treviri e dei Lingones,né sopportarono momenti di riflessione: a gara asseriscono che il popolo Romano impazzisce tra le discordie,le legioni distrutte,saccheggiata l’Italia,la capitale più che mai sopraffatta,che ogni armata impegnata nella sua guerra:se le Alpes venivano presidiate ,con la libertà salda le Galliae avrebbero potuto decidere su quale termine alla propria influenza volessero

Haec dicta pariter probataque:de reliqu.s Vitelliani exercitus dubitavere.Plerique interficiendos censebant,turbidos infidos sanguine ducum pollutos:vicit ratio parcendi,ne sublata spe veniae pertinaciam accenderent:adliciendos potius in societatem;legatis tantum legionum interfectis ceterum volgus conscientia scelerum et spe impunitatis facile accessurum.Ea primi concilii forma,missique per Gallias concitores belli;simulatum ipsis obsequium,quo incautiorem Voculam opprimerent.Nec defuere qui Voculae nuntiarent,sed vires ad coercendum deerant,infrequentibus infidisque legionibus,inter ambiguos milites et occultos hostes optimum e praesentibus ratus mutua dissimulatione et isdem quibus petebatur grassari,in coloniam Agrippinensem descendit.Illuc Claudius Labeo,quem captum et……….. amendatum in Frisios diximus,corruptis custodibus perfugit;pollicitusque,si praesidium daretur,iturum in Batavos et potiorem civitatis partem ad societatem Romanam retracturum,accepta peditum equitumque modica manu nihil apud Batavos ausus quosdam Nerviorum Baetasiorumque in arma traxit,et furtim magis quam bello Cannenefates Marsacosque incursabat.
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Queste parole dette e approvate;furono dubbiosi sulle rimanenti truppe Vitelliane.I più proponevano che fossero tolte di mezzo,turbolente,inaffidabili e macchiate del sangue dei comandanti:vinse la regola di risparmiarle perché non accrescessero la protervia, tolta la speranza del perdono;piuttosto di associarle nell’alleanza,-giustiziati solamente i generali delle legioni, la restante truppa conscia dei delitti e con la speranza dell’immunità facilmente avrebbe aderito-.Questo il piano della prima riunione,e spediti degli agitatori nelle Galliae(simulata l’obbedienza da parte di loro in modo da sopraffare un Vocula più disattento).Nè mancò chi avvisò Vocula,ma non c’erano le forze per la repressione,inaffidabili le legioni e non a pieni ranghi,tra soldati indecisi e nemici nascosti,la miglior regola al momento la reciproca doppiezza e avviarsi verso quei medesimi da cui era cercato,Vocula discese nella colonia Agrippinensis.
Lì Claudius Labeo,che raccontammo catturato…. e relegato tra i Frisii ,si rifugiò ,dopo aver comprato i carcerieri;e promettendo,se avesse avuto una scorta,di andare tra i Batavi e di riattirare nell’alleanza con i Romani la parte migliore della comunità,ricevuta una esigua scorta di fanti e cavalieri,nulla osando contro i Batavi,armò alcuni Nervii e Baetasi e assaliva i Cannefates e i Marsaci di sorpresa invece che con una guerra.


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