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historiae 31-55

Struebat iam fortuna in diversa parte terrarum initia causasque imperio quod varia sorte laetum rei publicae aut atrox,ipsis principibus prosperum vel exitio fuit.Titus Vespasianus,e Iudaea incolumi adhuc Galba missus a patre,causam profectionis officium erga principem et maturam petendis honoribus iuventum ferebat,sed volgus fingendi avidum disperserat accitum in adoptionem.Materia sermonibus senium et orbitas principis et intemperantia civitatis,donec unus eligatur,multos destinandi.Augebant famam ipsius Titi ingenium quantaecumque fortunae capax,decor oris cum quadam maiestate,prosperae Vespasiani res ,presaga responsa,et inclinatis ad credendum animis loco ominum etiam fortuita.Ubi Corinthi,Achaiae urbe,certos nuntios accepit de interitu Galbae et aderant qui arma Vitellii bellumque adfirmarent,anxius animo paucis amicorum adhibitis cuncta utrimque perlustrat,si pergeret in urbem,nullam officii gratiam in alterius honorem suscepti,ac se Vitellio sive Othoni obsidem fore,sin rediret offensam haud dubiam victoris,sed incertam adhuc victoriam et concedente in partes patre filium excusatum;sin Vespasianus rem publicam susciperet,obliviscendum offensarum de bello agitantibus.
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Già la fortuna costruiva in una diversa parte della terra le origini e le cause del regime che con varia sorte fu positivo o terribile per lo Stato,per gli stessi principi felice o rovinoso.Titus Vespasianus,dalla Iudea spedito dal padre , Galba ancora vivo,motivava la partenza con l’omaggio al principe e con l’età matura per aspirare a incarichi,ma la gente avida di supposizioni aveva sparsa la voce della chiamata in vista dell’adozione.Materia per le chiacchiere, la vecchiaia e la sterilità del principe e l’esuberanza della comunità finchè non ne veniva eletto uno, di candidare molti.Aumentavano la credibilità dello stesso Titus l’ingegno capace di qualsivoglia fortuna,la bellezza del viso di una certa signorilità,la prospera situazione di Vespasianus,i responsi profetici, e per gli scaramantici,anche fatti casuali visti come augurii.Quando a Corinthus,città in Achaia,apprese da fonti sicure della fine di Galba e c’erano quelli che erano sicuri della sollevazione e della guerra di Vitellius,con mente ansiosa,riuniti i pochi amici,esamina tutto da ogni angolazione;se proseguiva per Roma,nessun vantaggio dall’incombenza svolta in onore di un altro e sarebbe stato ostaggio di Vitellius o Otho,se invece ritornava indietro, il malcontento del vincitore sicuro,ma la vittoria ancora incerta e il figlio perdonato appena il padre avesse parteggiato per le parti,se invece Vespasianus fosse sceso in campo,per i protagonistiti della guerra le offese sono da mettere nel dimenticatoio.

His et talibus inter spem metumque iactatum spes vicit.Fuerunt qui accensum desiderio Berenicae reginae vertisse iter crederent,neque abhorrebat a Berenice iuvenilis animus,sed gerendis rebus nullum ex eo impedimentum,laetam voluptatibus adulescentiam egit,suo quam patris imperio moderatior.Igitur oram Achaiae et Asiae ac laeva maris praevectus,Rhodum et Cyprum insulas,inde Syriam audentioribus spatiis petebat,atque illum cupido incessit adeundi visendique templum Paphiae Veneris,inclutum per indigenas advenasque.Haud fuerit longum initia religionis,templi ritum,formam deae(neque enim alibi sic habetur)paucis disserere.Conditorem templi regem Aeriam vetus memoria,quidam ipsius deae nomen id perhibent,fama recentior tradit a Cinyra sacratum templum deamque ipsam conceptam mari huc adpulsam,sed scientiam artemque haruspicum accitam et Cilicem Tamiram intulisse,atque ita pactum,ut familiae utriusque posteri caerimoniis praesiderent.Mox ne honore nullo regium genus peregrinam stirpem antecelleret,ipsa, quam intulerant,scientia hospites cessere,tantum Cinyrades sacerdos consulitur,hostiae,ut quisque vovit,sed mares deliguntur,certissima fides haedorum fibris;sanguinem arae obfundere vetitum,precibus et igne puro altaria adolentur,nec ullis imbribus quamquam in aperto madescunt.Simulacrum deae non effigie humana,continuus orbis latiore initio tenuem in ambitum metae modo exsurgens et ratio in obscuro.
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Sballottato da queste e simili cose tra la speranza e la paura,la speranza lo vinse.Ci furono quelli che credevano avesse cambiato percorso infiammato dalla voglia della regina Berenice,e non era insensibile a Berenice il giovanile cuore,ma da questo nella gestione degli affari nessum ostacolo ,passò la giovinezza, ricca di desideri, con più sobrietà nel suo che nel governo del padre.Quindi costeggiati i litorali dell’Achea e dell’Asia e la parte sinistra del mare,dirigeva per le isole Rodus e Cyprus,quindi con traversate più pericolose verso la Syria ,ma lo prese la voglia di approdare e visitare a Paphia il tempio di Venus,famoso tra i locali e tra i forestieri.Non sarà lungo parlare un poco dell’origine del culto,del rito del tempio,della forma della dea(infatti non è così altrove).Una antica testimonianza riporta come fondatore del tempio il re Aeria ,alcuni appellano con questo nome la stessa dea,la tradizione più recente riporta consacrato il tempio da Cinyra e la stessa dea, concepita dal mare ,qui approdata,ma che straniera la dottrina e l’arte del vaticinio e che Tamira il Cilice l’avesse introdotta ,e così gli accordi,che le famiglie di entrambi i discendenti avrebbero presieduto alle cerimonie.Poi affinchè la classe governante non superasse con nessun onore la stirpe straniera,gli ospiti rinunziarono alla stessa dottrina che avevano introdotta;solamente il sacerdote di Cinyra viene consultato,le vittime,come uno predilige,ma sono scelti i maschi,sicurissima la credenza nell’interiora dei capretti,vietato spargere il sangue sull’ara,gli altari sono improfumati di preghiere e di puro fuoco,né per quanto all’aperto sono mai spenti da alcuna pioggia.La rappresentazione della dea non con fattezze umane,una circonferenza continua,all’inizio più larga,sottile nell’alzarsi a rotondo, a mo’ di cono, e la simbologia oscura.


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