Menu principale:

nerio235.it


Vai ai contenuti

Pagina 80

historiae 56-80

Domitianus,prima inruptione apud aedituum occultatus,sollertia liberti lineo amictu turbae sacricolarum immixtus ignoratusque apud Cornelium Primum paternum clientem iuxta Velabrum delituit.Ac potiente rerum patre,disiecto aeditui contubernio,modicum sacellum Iovi Conservatori aramque posuit casus suos in marmore expressam,mox imperium adeptus Iovi Custodi templum ingens seque in sinu dei sacravit.Sabinus et Atticus onerati catenis et ad Vitellium ducti nequaquam infesto sermone voltuque excipiuntur,frementibus qui ius caedis et praemia navatae operae petebant.Clamore proximis orto sordida pars plebis supplicium Sabini exposcit,minas adulationesque miscet.Stantem pro gradibus Palatii Vitellium et preces parantem pervicere,ut absisteret:tum confossum …laceratumque et absciso capite truncum corpus Sabini in Gemonias trahunt.
220
Domitianus alla prima irruzione nascosto presso un sacrestano,grazie all’astuzia del segretario, mischiatosi in mezzo a un gruppo di religiosi con un velo di lino e non riconosciuto, riparò nella casa di Primus Cornelius figlioccio del padre ,accanto al Velabrum.E signore del mondo il padre,abbattuta la stanza del sacrestano costrui una piccola cappella a Iovis difensore e una testimonianza in marmo con la descrizione delle sue vicende;poi raggiunto il potere consacrò un grande tempio a Iovis guardiano e sé nelle mani del dio.Sabinus e Atticus appesantiti di catene e condotti da Vitellius sono accolti giammai con nefasto discorso o viso;
con la disapprovazione di quelli che chiedevano il diritto di morte e la ricompensa del benfatto lavoro.
Nata la protesta dai vicini,la parte becera della folla chiede la condanna di Sabinus e minacce e adulazioni mischia.Convinsero Vitellium fermo davanti alle scale del Palatium e disponibile al perdono, a desistere;allora trafitto e massacrato e decapitato, il corpo tronco di Sabinus trascinano alle Gemoniae.

Hic esitus viri haud sane spernendi.Quinque et triginta stipendia in re publica fecerat,domi militiaeque clarus,innocentiam iustitiamque eius non argueres; sermonis nimius erat:id unum septem annis quibus Moesiam,duodecim quibus praefecturam urbis obtinuit,calumniatus est rumor.In fine vitae alii segnem,multi moderatum et civium sanguinis parcum credidere.Quod inter omnis constiterit,ante principatum Vespasiani decus domus penes Sabinum erat.Caedem eius laetam fuisse Muciano accepimus.Ferebant plerique etiam paci consultum dire.pta aemulatione inter duos,quorum alter se fratrem imperatoris,alter consortem imperii cogitaret.Sed Vitellius consulis supplicium poscenti populo restitit,placatus ac velut vicem reddens,quod interrogantibus,quis Capitolium incendisset,se reum Atticus obtulerat eaque confessione,sive aptum tempori mendacium fuit,invidiam crimenque adgnovisse et a partibus Vitellii amolitus videbatur.
221
Questa la scomparsa di un uomo non disprezzabile.Aveva servito lo stato per trentacinque anni,famoso in pace e in guerra,la sua innocenza e giustizia non potresti confutare;era troppo loquace:solo di questo la diceria lo accusò nei sette anni che esercitò la prefettura in Moesia,nei dodici che in Roma.Alla fine della vita qualcuno lo reputò indolente,molti moderato e restio al sangue dei concittadini.Su ciò tutti assentono ,che prima del dominio di Vespasianus Sabinus era il vanto della casata.Venimmo a sapere che la sua uccisione rallegrò Mucianus.I più riportavano che anzi era stata una decisione per la pace,risolta la rivalità tra i due,dei quali uno si considerava fratello dell’imperatore,l’altro collega di governo.
Ma, Vitellius resistette alla richiesta del popolo di condanna del console,placato e come restituendo il favore, che Atticus agli inquirenti su chi avesse incendiato il Capitolium, si era offerto come colpevole e con questa confessione,oppure fosse una bugia dettata dalla situazione,era parso avesse ammesso l’odioso crimine e prosciolto il partito di Vitellius.

Isdem diebus L.Vitellius positis apud Feroniam castris excidio Tarracinae imminebat,clausis illic gladiatoribus remigibusque,qui non egredi moenia neque periculum in aperto audebant.Praerat,ut supra memoravimus,Iulianus gladiatoribus,.pollinaris remigibus,lascivia socordiaque gladiatorum magis quam ducum similes.Non vigilias agere,non intuta moenium firmare:noctu dieque fluxi et amoena litorum personantes,in ministerium luxus dispersis militibus,de bello tantum inter convivia loquebantur.Paucos ante dies discesserat Apinius Tiro donisque ac pecuniis acerbe per municipia conquirendis plus invidiae quam virium partibus addebat.Interim ad L.Vitellium servus Vergilii Capitonis perfugit pollicitusque,si praesidium acciperet,vacuam arcem traditurum;multa nocte cohortes expeditas summis montium iugis super caput hostium sistit.
222
Negli stessi giorni L.Vitellius, posto il campo vicino Feronia, si preparava alla distruzione di Tarracina,racchiusi lì dentro i gladiatori e i rematori che non osavano uscire dalle mura né affrontare il pericolo all’aperto.Iulianus come ricordammo prima comandava i gladiatori,Apollinaris i rematori,per allegria e indolenza più somiglianti a dei gladiatori che a dei generali.Non predisponevano la sorveglianza,non rafforzavano i punti deboli delle mura:di giorno e di notte sfiancati e animatori musicali sulla deliziosa spiaggia,i soldati dispersi nelle incombenze per la dolce vita ,parlavano di guerra solamente a tavola.Pochi giorni prima si era allontanato Apinius Tiro e per procacciarsi ,senza tatto, doni e soldi nei municipi aveva procurato più danno che aiuti al partito.Frattanto un servo di Vergilius Capito si rifugiò da Lucius Vitellius e promise se avesse avuta una scorta,di consegnare la rocca sgombra;
a notte fonda posiziona dei reparti celeri sulle cime dei monti sopra la testa dei nemici.

Inde miles ad caedem magis quam ad pugnam decurrit:sternunt inermos aut arma capientes et quosdam somno excitos,cum tenebris pavore,sonitu tubarum clamore hostili turbarentur.Pauci gladiatorum resistentes neque inulti cecidere,ceteri ad naves ruebant,ubi cuncta pari formidine implicabantur,permixtis paganis,quos nullo discrimine Vitelliani trucidabant.Sex Liburnicae inter primum tumultum evasere,in quis praefectus classis apollinaris;reliquae in litore captae,.ut nimio ruentium onere pressas mare hausit.Iulianus ad L.Vitellium perductus et verberibus foedatus in ore eius iugulatur.Fuere qui uxorem L.Vitellii Triariam incesserent,tamquam gladio militari cincta inter luctum cladesque expugnatae Tarracinae superbe saeveque egisset.Ipse lauream gestae prospere rei ad fratrem misit,percunctatus statim regredi se an perdomandae Campaniae insistere iuberet.Quod salutare non modo partibus Vespasiani,sed rei publicae fuit.Nam si recens victoria miles et super insitam pervicaciam secundiis ferox Romam contendisset,haud parva mole certatum nec sine exitio urbis foret.Quippe L.Vitellio quamvis infami inerat industria,nec virtutibus,ut boni,sed quo modo pessimus quisque,vitiis valebat.
223
Poi i soldati discendono più per uccidere che per combattere: li stroncano disarmati o in procinto d’armarsi ,e qualcuno destatosi dal sonno,mentre sono frastornati dal timore delle tenebre,dallo squillo delle trombe,dalle grida nemiche.Pochi i gladiatori resistenti e non caddero invendicati,tutti gli altri in fuga verso le navi,dove tutto era avviluppato in un eguale panico,frammisti i civili,che i Vitelliani massacravano senza alcuna distinzione.Sei fregate sfuggirono durante il primo fracasso,sulle quali l’ammiraglio della flotta Apollinaris;le altre catturate sulla spiaggia,oppure premute dall’eccessivo peso dei fuggitivi il mare ingoiò.Iulianus condotto da L.Vitellius e sfigurato dalle sferzate è scannato davanti a lui.Ci fu chi accusò Triaria,la moglie di L.Vitellius , con ai fianchi una spada da guerra di essersi comportata con superbia e crudeltà ,fra i lamenti e i morti di Tarracina conquistata.Lui stesso mandò una corona d’alloro per l’impresa felicemente conclusa al fratello,domandando se ordinava di ritornare subito oppure di rimanere a sottomettere la Campania.E ciò fu benefico non solo per il partito vespasiano,ma anche per lo stato.Infatti se i soldati freschi di vittoria e oltre alla naturale ostinazione feroci per il momento positivo, avessero combattuto per Roma,non sarebbe stata la battaglia di piccolo peso né senza la distruzione della città.Poichè L.Vitellius per quanto di cattiva reputazione era combattivo,e non eccelleva per le virtù,come i buoni,ma come tutti i malvagi,per i peccati.


Home Page | Introduzione | historiae 4-30 | historiae 31-55 | historiae 56-80 | historiae 81-100 | historiae 101-120 | Mappa del sito


Torna ai contenuti | Torna al menu