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historiae 56-80

Vixdum regresso in Capitolium Martiale furens miles aderat,nullo duce,sibi quisque auctor.Cito agmine forum et imminentia foro templa praetervecti erigunt aciem per adversum collem usque ad primas Capitolinae arcis fores.Erant antiquitus porticus in latere clivi dextrae subeuntibus,in quarum tectum egressi saxis tegulisque Vitellianos obruebant.Neque illis manus nisi gladiis armatae,et arcessere tormenta aut missilia tela longum videbatur:faces in prominentem porticum iecere et sequebantur ignem ambustasque Capitolii fores penetrassent,ni Sabinus revolsas undique statuas,decora maiorum,in ipso aditu vice muri obiecisset.Tum diversos Capitolii aditus invadunt,iuxta lucum Asyli et qua Tarpeia rupes centum gradibus aditur:Improvisa utraque vis;propior atque acrior per Asylum ingruebat.Nec sisti poterant scandentes per coniuncta aedificia ,quae ut in multa pace in altum edita solum Capitolii aequabant.Hic ambigitur,ignem tectis obpugnatores iniecerint,an obsessi,quae crebrior fama, nitentes ac progressos depellerent.Inde lapsus ignis in porticus adpositas aedibus;mox sustinentes fastigium aquilae vetere ligno traxerunt flammam alueruntque.Sic Capitolium clausis foribus indefensum et indireptum conflagravit.
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Appena rientrato Martialis nel Capitolium,la truppa furente si avventò,senza comandante,ognuno guida di sé.Con veloce marcia,passati oltre il foro e i santuari vicini al foro,si schierano lungo il colle opposto fino alle prime porte della cittadella capitolina.Fin dall’antico c’era un colonnato sul fianco del colle a destra per chi sale,sul tetto del quale arrampicati,bersagliavano i Vitelliani con sassi e tegole. Questi con le mani armate solo di spade,(inoltre sembrava cosa lunga rifornirsi di macchine da lancio e di armi da getto ),lanciarono delle torce sul portico aggettante e andarono dietro al fuoco e avrebbero sorpassato le porte bruciate del Capitolium se Sabinus divelte ovunque le statue,abbellimento degli antichi,non le avesse buttate,come ostacolo, sullo stesso ingresso.Allora si gettano su separati accessi del Capitolium,vicino al boschetto di Asylus e dove si raggiunge la rupe Tarpeia con cento gradini.Improvvise entrambe le irruzioni,la più vicina e più aggressiva premeva sull’Asylum,e salendo sui contigui palazzi,che, come nelle situazioni di lunga pace ,costruiti in altezza eguagliavano il suolo del Capitolium,non potevano essere fermati.Qui c’è divergenza,se gli assalitori avessero incendiato i tetti,oppure ,versione più diffusa,gli assediati resistendo e scacciassero i nemici avanzati.
Poi il fuoco caduto sui portici adiacenti ai santuari,quindi le aquile di legno secco reggenti il frontone attrassero il fuoco e l’alimentarono.Così il Capitolium ostruite le porte,indifeso e senza saccheggio bruciò.

Id facinus post conditam urbem luctuosissimum foedissimumque rei publicae populi Romani accidit,nullo externo hoste,propitiis,si per mores nostros liceret,deis,sedem Iovis Optimi Maximi,auspicato a maioribus pignus imperii conditam,quam non Porsenna dedita urbe neque Galli capta temerare potuissent,furore principum excindi.Arserat et ante Capitolium civili bello,sed fraude privata:nunc palam obsessum,palam incensum,quibus armorum causis?quo tantae cladis pretio?stetit,…pro patria bellavimus.Voverat Tarquinius Priscus rex bello sabino ieceratque fundamenta spe magis futurae magnitudinis,quam quo modicae adhuc populi Romani res sufficerent,mox Servius Tullius sociorum studio,dein Tarquinius Suberbus capta Suessa Pometia hostium spoliis exstruxere.Sed gloria operis libertati reservata:pulsis regibus Horatius Pulvillus iterum consul dedicavit ea magnificentia,quam immensae postea populi Romani opes ornarent potius quam augerent.Isdem rursus vestigiis situm est,postquam interiecto quadrigentorum quindecim annorum spatio L.Scipione C.Norbano consulibus flagraverat.Curam victor Sulla suscepit,neque tamen dedicavit:hoc solum felicitati eius negatum.Lutatii Catuli nomen inter …ta Caesarum opera usque ad Vitellium mansit.Ea tunc aedes cremabatur.
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Questo misfatto ci capitò, il più triste e deplorevole dello stato del popolo romano dalla fondazione della città, senza nemici esterni,benigni gli dei, se la nostra condotta lo permette.Dalla furia dei governanti fu rasa al suolo la sede di Iovis Optimus Maximus,dopo una predizione fondata dagli antichi come garanzia dell’impero,che non Porsenna ,capitolata la città, né i Galli occupata, poterono profanare.Era bruciata anche prima nella guerra civile,ma per un tradimento individuale;ora apertamente assediata,apertamente incendiata,quali i motivi delle armi?quale la taglia di tale distruzione?rimase…combattevamo per la patria.Il re Tarquinius Priscus l’aveva promessa durante la guerra sabina e ne aveva gettato le fondamenta sperando nella futura grandezza più che all’ancor modesta realtà del popolo romano,poi Servius Tullius con la devozione degli alleati,quindi Tarquinius Superbus catturata Suessa Pometia la ornarono col bottino dei nemici.Ma la fama dell’opera riservata alla libertà:cacciati i re ,Horatius Pulvillus al secondo consolato la consacrò con tale grandiosità ,che poi le immense ricchezze del popolo romano la abbellirono più che ingrandirono.Sul medesimo luogo di nuovo fu costruita,dopo che passati quattrocento quindici anni bruciò sotto i i consoli L.Scipio e C:Norbanus.Il vincitore Sulla se ne interessò,né tuttavia lo consacrò;solo questa felicità gli fu negata.Il nome di Lutatius Catulus persistette, tra i tanti numerosi lavori edilizi dei Caesari, fino a Vitellius:ora questo tempio era incenerito.

Sed plus pavoris obsessis quam obsessoribus intulit.Quippe Vitellianus miles neque astu neque constantia inter dubia indigebat:ex diverso trepidi milites,dux segnis et velut captus animi non lingua,non auribus competere;neque alienis consiliis regi neque sua expedire,huc illuc clamoribus hostium circumagi,quae iusserat vetare,quae vetuerat iubere;mox,quod in perditis rebus accidit,omnes praecipere,nemo exsequi;postremo abiectis armis fugam et fallendi artes circumspectabant.Inrumpunt Vitelliani et cuncta sanguine ferro flammisque miscent.Pauci militarium virorum,inter quos maxime insignes Cornelius Martialis,Aemilius Pacensis,Casperius Niger,Didius Scaeva,pugnam ausi obtruncatur.Flavium Sabinum inermem neque fugam coeptantem circumsistunt et Quintium Atticum consulem,umbra honoris et suamet vanitate monstratum,quod edicta in populum pro Vespasiano magnifica,probrosa adversus Vitellium iecerat.Ceteri per varios casus elapsi,quidam servili habitu,alii fide clientium contecti et inter sarcinas abditi.Fuere qui excepto Vitellianorum signo,quo inter se noscebantur,ultro rogitantes respondentesve audaciam pro latebra haberent.
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Ma subentrò più paura negli assediati che negli assalitori,poiché ai soldati vitelliani nel pericolo non mancavano né astuzia né coesione;di fronte soldati paurosi,un comandante fiacco e quasi apatico non esercitava né la lingua né le orecchie,e non si faceva guidare dai consigli degli altri né dava ordini,qui e lì girovagava a seconda dei rumori dei nemici,-quello che aveva ordinato vietava,comandava quello che aveva vietato-;poi come accade nel momento del disastro,tutti comandavano,nessuno obbediva;infine buttate le armi cercavano tutt’intorno la fuga e modi di elusione.I Vitelliani irrompono e scompigliano tutto nel sangue,nel ferro e nelle fiamme.Pochi coraggiosi in divisa,tra i quali al massimo prestigiosi Cornelius Martialis,Aemilius Pacensis,Casperius Niger,Didius Scaeva.,osando lo scontro,sono soppressi.Circondano Flavius Sabinus disarmato e non intento alla fuga e il console Quintius Atticus, fantasma di console e evidenziato dalla sua stessa leggerezza,che aveva diffuso tra la gente manifesti di propaganda per Vespasianus e oltraggiosi verso Vitellius.Tutti gli altri sfuggiti in vari modi,alcuni con abbigliamento servile,altri protetti dalla lealtà dei figliocci e nascosti tra le masserizie.Ci fuorno quelli che raccolta la parola d’ordine dei Vitelliani,colla quale si riconoscevano tra loro,spontaneamente chiedendo o rispondendo, trovarono il rifugio nell’audacia.


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