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historiae 56-80

Sed classem Misenensem,tantum civilibus discordiis etiam singulorum audacia valet,Claudius Faventinus centurio per ignominiam a Galba dimissus ad defectionem traxit,fictis Vespasiani epistulis pretium proditionis ostentans.Praeerat classi Claudius Apollinaris,neque fidei constans neque strenuus in perfidia;et Apinius Tiro praetura functus ac tum forte Minturnis agens ducem se defectoribus obtulit.A quibus municipia coloniaeque impulsae,praecipuo Puteolanorum in Vespasianum studio,contra Capua Vitellio fida,municipalem aemulationem bellis civilibus miscebant.Vitellius Claudium Iulianum,is nuper classem Misenensem molli imperio rexerat,permulcendis militum animis delegit;data in auxilium urbana cohors et gladiatores,quibus Iulianus praeerat.Ut conlata utrimque castra,haud magna cunctatione Iuliano in partes Vespasiani transgresso,Tarracinam occupavere,moenibus situque magis quam ipsorum ingenio tutam.
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Ma la flotta misenensis,tanto nelle lotte intestine vale l’audacia anche dei singoli,l’ufficiale Claudius Faventinus,congedato per disonore da Galba,trascinò all’ammutinamento,mostrando una finta lettera di Vespasianus colla ricompensa del tradimento.Claudius Apollinaris comandava la flotta,né costante nella fedeltà né tenace nella malafede;e Apinius Tiro ex pretore e allora per caso abitante a Minturnae si offrì come condottiero ai rivoltosi.Sobillati dai quali i comuni e le colonie,-forte l’attaccamento per Vespasianus dei Puteolani,al contrario Capua fedele a Vitellius-mescolavano la rivalità comunale colla guerra civile.Vitellius affidò il compito di addolcire i rivoltosi a Claudius Iulianus,questo aveva comandato la flotta misenensis poco prima con molle polso;come aiuto messo a disposizione un reparto di milizia urbana e dei gladiatori,che Iulianus guidava.Appena arrivati vicuni gli opposti schieramenti ,Iulianus senza grande esitazione trasmigrato verso la fazione di Vespasianus,occuparono Tarracina,difesa dalle fortificazioni e dal posto più che dalla indole degli stessi.

Quae ubi Vitellio cognita,parte copiarum Narniae cum praefectis praetorii relicta L.Vitellium fratrem cum sex cohortibus et quingentis equitibus ingruenti per Campaniam bello opposuit:Ipse aeger animi studiis militum et clamoribus populi arma poscentis refovebatur,dum volgus ignavum et nihil ultra verba ausurum falsa specie exercitum et legiones appellat.Hortantibus libertis,nam amicorum eius quanto quis clarior,minus fidus,vocari tribus iubet,dantes nomina sacramento adigit.Superfluente multitudine curam dilectus in consules partitur;servorum numerum et pondus argenti senatoribus indicit.Equites Romani obtulere operam pecuniasque,etiam libertinis idem munus ultro flagitantibus.Ea simulatio officii a metu profecta verterat in favorem;ac plerique haud proinde Vitellium quam casum locumque principatus miserabantur.Nec deerat ipse voltu voce lacrimis misericordiam elicere,largus promissis et,quae natura trepidantium est,immodicus.Quin et Caesarem se dici voluit,aspernatus antea,sed tunc superstitione nominis,et quia in metu consilia prudentium et volgi rumor iuxta audiuntur.Ceterum ut omnia incolsulti impetus coepta initiis valida spatio languescunt,dilabi paulatim senatores equitesque,primo cunctanter et ubi ipse non aderat,mox contemtim et sine discrimine,donec Vitellius pudore inriti conatus quae non dabantur remisit.
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Come Vitellius conscio di ciò,contrappose alle iniziative di guerra in Campania il fratello L.Vitellius con sei reparti di fanteria e cinquecento cavalieri,lasciata parte delle forze a Narnia con i prefetti del pretorio.Egli stesso avvilito, veniva risollevato dal favore dei soldati e dalla richiesta di armi da parte della popolazione,mentre lui con falsa immagine, chiamava esercito e armate il popolo, vile e in nulla oltre le parole ardito.Su esortazione dei confidenti,infatti tra i suoi amici quanto più uno in vista,tanto meno affidabile,ordina un’adunanza di popolo, per appello chiama alla leva. Per la straripante moltitudine divide tra i consoli l’arruolamento,fissa un numero di servi e una quantità di argento per i senatori.I cavalieri romani offrirono lavoro e denari,anche dagli ex schiavi spontaneamente la richiesta della medesima incombenza.Questa finzione di amor patrio, nata dalla paura,si era mutata in appoggio popolare;e la maggioranza deplorava non certo Vitellius quanto la caduta in basso e la situazione dell’impero.Nè lui stesso mancava di far compassione col viso la voce le lacrime,facile a promettere e ,che è nella natura dei trepidanti,senza limiti.Inoltre ,inizialmente contrario,volle essere chiamato Caesar,ma ora per superstiziosa suggestione del nome,e perché nella paura i consigli dei prudenti e le chiacchiere della gente si accavallano.Per il resto,come tutte le affrettate iniziative d’impeto ,all’inizio valide s’illanguidiscono col tempo,i senatori e i cavalieri piano piano si defilarono ,prima esitando e quando lui si assentava,poi con disprezzo e senza pericolo,finchè Vitellius per vergogna del vano provvedimento, abbonò quelle cose che non venivano date.

Ut terrorem Italiae possessa Mevania ac velut renatum ex integro bellum intulerat,ita haud dubium erga Flavianas partes studium tam pavidus Vitellii discessus addidit.Erectus Samnis Paelignusque et Marsi aemulatione,quod Campania praevenisset,ut in novo obsequio ad cuncta belli munia acres erant.Sed foeda hieme per transitum Appennini conflictatus exercitus,et vix quieto agmine nives eluctantibus patuit,quantum discriminis adeundum foret,ni Vitellium retro fortuna vertisset,quae Flavianis ducibus non minus saepe quam ratio adfuit.Obvium illic Petillium Cerialem habuere,agresti cultu et notitia locorum custodias Vitellii elapsum.Propinqua adfinitas Ceriali cum Vespasiano,nec ipse ingloriosus militiae,eoque inter duces adsumptus est.Flavio quoque Sabino ac Domitiano paruisse effugium multi tradidere,et missi ab Antonio nuntii per varias fallendi artes penetrabant,locum ac praesidium monstrantes.Sabinus inhabilem labori et audaciae valetudinem causabatur:Domitiano aderat animus,sed custodes a Vitellio additi,quamquam se socios fugae promitterent,tamquam insidiantes timebantur.Atque ipse Vitellius respectu suarum necessitudinum nihil in Domitianum atrox parabat.
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Come l’occupazione di Mevania aveva riportato il terrore in Italia e quasi una da zero rinata guerra ,così senza dubbi la partenza tanto timorosa di Vitellius raddoppiò il favore per il partito flaviano.Il Samnis e il Paelignus e i Marsi rivali nella competizione,poiché la Campania li aveva prevenuti,come di fronte a un nuovo governo s’impegnavano con energia in tutte le mansioni della guerra.Ma l’esercito in difficoltà nel valicare l’Appenninus per un brutto inverno,e a coloro che si facevano strada fra la neve a stento con un esercito non attaccato si palesò quanto pericolo sarebbe sopraggiunto se la fortuna,che assistè i comandanti flaviani non meno spesso della intelligenza, non avesse rimandato indietro Vitellium((altri traducono-se la fortuna non avesse girato le spalle a Vitellium)).Lì incontrarono Petillius Cerialis,sfuggito al controllo di Vitellius grazie al travestimento campagnolo e alla conoscenza del posto.Cerialus parente stretto di Vespasianus,né privo di gloria militare lui stesso,e perciò associato al comando.Molti raccontarono che fosse stata preparata anche la fuga di Flavius Sabinus e Domitianus,e spedite da Antonius, delle spie erano riuscite a avvicinarli con varie tecniche di elusione,indicando il luogo e la scorta.Sabinus addusse come scusa la non resistenza alla fatica e la mancanza di audacia:in Domitianus c’era la disponibilità,ma i guardiani aggiunti da Vitellius,per quanto promettessero di aiutarlo nella fuga,erano visti come possibili attentatori.E lo stesso Vitellius non preparava niente di feroce contro Domitianus per rispetto della propria parentela.


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