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historiae 31-55

Otho quamquam turbidis rebus et diversis militum animis cum optimus quisque remedium praesentis licentiae posceret,volgus et plures seditionibus et ambitioso imperio laeti per turbas et raptus facilius ad civile bellum impellerentur,simul reputans non posse principatum scelere quaesitum subita modestia et prisca gravitate retineri,sed discrimine urbis et periculo senatus anxius,postremo ita disseruit:<neque ut adfectus vestros in amorem mei accenderem,commilitones neque ut animum ad virtutem cohortarer,utraque enim egregie supersunt,sed veni postulaturus a vobis temperamentum vestrae fortitudinis et erga me modum caritatis;tumultus proximi initium non cupidi..te vel odio quae multos exercitus in discordiam egere ac ne detrectatione quidem aut formidine periculorum,nimia pietas vestra acrius quam considerat( ) excitavit,nam saepe honestas rerum causas ni iudicium adhibeas,perniciosi exitus consequuntur.Imus ad bellum,num omnes nuntios palam audiri,omnia consilia cunctis praesentibus tractari ratio rerum aut occasionum velocitas patitur?Tam nescire quaedam milites quam scire oportet,ita se ducum auctoritas sic rigor disciplinae habet,ut multa etiam centuriones tribunosque tantum iuberi expediat;si cur iubeantur quaerere singulis liceat,pereunte obsequio etiam imperium intercidit,an et illic nocte intempesta rapientur arma?Unus alterve perditus ac temulentus,neque enim plures consternatione proxima insanisse crediderim,centurionis ac tribuni sanguine manus imbuet,imperatoris sui tentorium inrumpet?
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Otho,(per quanto torbida la situazione e diversi i sentimenti dei militari in quanto tutti i migliori chiedevano un rimedio alla presente anarchia,la truppa e la maggioranza a suo agio nei tumulti e in un governo populista,attraverso i disordini e le rapine più facilmente si spingevano verso la guerra civil), pensando intanto di non poter conservare l’impero cercato col delitto con una subitanea moderazione e coll’antica severità,ma preoccupato per la sorte della città e per il pericolo del senato,alla fine così parlò:<non per infiammare di amore i vostri cuori,camerati,né per esortarvi alla virtù,di entrambe le cose egregiamente abbondate,ma venni a chiedervi una moderazione nel vostro vigore e un freno al vostro affetto per me.L’inizio del recente tumulto non per avidità o odio,che portarono la discordia in molti eserciti,e non per rifiuto o per paura dei pericoli,la vostra straordinaria devozione lo fece nascere più violento di quanto necessitasse.Infatti spesso onorevoli cause di eventi se non le supporti col giudizio,provocano esiti disastrosi.Andiamo in guerra,forse che la logica delle cose o la velocità delle occasioni sopporta che tutte le notizie siano ascoltate pubblicamente,che tutte le questioni siano dibattute alla presenza di tutti?Il soldato come deve sapere alcune cose così deve non saperle;così si regola l’autorità dei comandanti,così la severità della disciplina che assai spesso ne viene che anche i centurioni e i tribuni siano comandati e basta;se si permette ad ognuno di domandare perché sia comandato,svanita l’obbedienza sparisce pure l’autorità;o forse che lì a notte fonda si rapiranno le armi?uno o due ubriachi e perditempo,infatti non oserei credere che la maggioranza fosse impazzita nel recente scompiglio,bagneranno le mani del sangue di centurione e di tribuno,irromperà nella tenda del suo imperatore?

Vos quidem istud pro me,sed in discursu ac tenebris et rerum omnium confusione patefieri occasio etiam adversus me potest.Si Vitellio et satellibus eius eligendi facultas detur,quem nobis animum,quas mentes imprecentur,quid aliud quam seditionem et discordiam optabunt?Ne miles centurioni,ne centurio tribuno obsequatur,ut confusi pedites equitesque in exitium ruamus.Parendo potius,commilitones,quam imperia ducum sciscitando res militares continentur et fortissimus in ipso discrimine exercitus est,qui ante discrimine quietissimus:Vobis arma et animus sit,mihi consilium et virtutis vestrae regimen relinquite;paucorum culpa fuit,duorum poena erit,ceteri abolete memoriam foedissimae noctis,nec illas adversus senatum voces ullus usquam exercitus audiat.Caput imperii et decora omnium provinciarum ad poenam vocare non hercule illi quos cum maxime Vitellius in nos ciet,Germani audeant,ulline Italiae alumni et Romana vere iuventus ad sanguinem et caedem depoposcerit ordinem,cuius splendore et gloria sordes et obscuritatem Vitellianarum partium praestringimus?Nationes aliquas occupavit Vitellius,imaginem quandam exercitus habet,senatus nobiscum est.Sic fit ut hinc res publica,inde hostes rei publicae constiterint,quid? Vos pulcherrimam hanc urbem domibus et tectis et congestu lapidum stare creditis?Muta ista et inanima intercidere ac reparari promisca sunt,aeternitas rerum et pax gentium et mea cum vestra salus incolumitate senatus firmatur;hunc auspicato a parente et conditore urbis nostrae institutum et a regibus usque ad principes continuum et immortalem,sicut a maioribus accepimus,sic posteris tradamus,nam ut ex vobis senatores,ita ex senatoribus principes nascuntur>.
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Voi lo faceste certamente per me,ma nel trambusto e nelle tenebre e nella confusione totale si può anche palesare un pericolo su di me.Se si dà facoltà a Vitellius e ai suoi accoliti di scegliere,quale nostra disposizione d’animo,quali atteggiamenti mentali si augureranno,cos’altro che l’anarchia e la discordia chiederanno?che il soldato non obbedisca al centurione,ne il centurione al tribuno cosicchè in confusione i fanti e i cavalieri si precipiti verso la rovina;obbedendo piuttosto che discutendo gli ordini dei superiori,camerati, si mantiene l’ordine militare e l’esercito più forte nel pericolo medesimo è quello più tranquillo prima del pericolo.A voi le armi e il coraggio sia,a me lasciate le decisioni e la guida del vostro valore;la colpa fu di pochi,la punizione ricadrà su due,voi altri cancellate dalla memoria la scelleratissima notte e nessun esercito in nessuna parte senta quelle parole contro il senato.Non oserebbero,per Ercole,quei Germani che Vitellius,quasi tutti,muove contro di noi,pretendere la condanna del fondamento dell’impero e del vanto di tutte le province;potrebbe allora chiedere qualche figlio d’Italia e la gioventù veramente romana il sangue e lo sterminio del ceto col cui splendore e gloria annichiliamo il misero e umile partito vitelliano?Vitellius s’impadronì di alcune popolazioni,l’esercito ha una certa consistenza,il senato è con noi.Così è che qui sta lo Stato,di là i nemici dello Stato;e che?Voi credete che questa bellissima città si regga sulle case,sui tetti e su un gruppo di pietre;per queste cose mute e senza vita è indifferente crollare o essere riparate;l’eternità delle cose,la pace dei popoli e la mia e vostra salvezza è garantita dall’incolumità del senato.Questa istituzione introdotta dal predestinato padre e fondatore della nostra città e dai re fino ai principi integra e eterna,come l’abbiamo ricevuta dai vecchi così la affidiamo ai discendenti;infatti come i senatori nascono da voi così i principi dai senatori.


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