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historiae 101-120

Primum illum stipendiorum et sacramenti diem haberent;priorum facinorum neque imperatorem neque se meminisse.Tunc recepti in eadem castra,et edictum per manipulos,ne quis in certamine iurgiove seditionem aut cladem commilitoni obiectaret.Mox Treviros ac Lingones ad contionem vocatos ita adloquitur.<Neque ego umquam facundiam exercui et populi Romani virtutem armis adfirmavi:sed quoniam apud vos verba plurimum valent bonaque ac mala non sua natura,sed vocibus seditiosorum aestimantur,statui pauca disserere,quae profligato bello utilius sit vobis audisse quam nobis dixisse.Terram vestram ceterorumque Gallorum ingressi sunt duces imperatoresque Romani nulla cupidine,sed maioribus vestris invocantibus,quos discordiae usque ad exitium fatigabant,et acciti auxilio Germani sociis pariter atque hostibus servitutem imposuerant.Quot proeliis adversus Cimbros Teutonosque,quantis exercituum nostrorum laboribus quove eventu Germanica bella tractaverimus,satis clarum.
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Quel giorno sarebbe stato il primo della vita militare e del giuramento,l’imperatore e se stesso avevano dimenticato le precedenti colpe .
Allora alloggiati nel medesimo accampamento e notificato ai reparti di non rinfacciare ai commilitoni l’ammutinamento e le uccisioni nelle contese e nei litigi.Poi chiamati in assemblea i Treviri e i Lingones così si rivolge a loro<finora non esercitai l’eloquenza e dimostrai il valore del popolo Romano con le armi;ma poiché voi date moltissima importanza alle parole e giudicate il buono e il cattivo non dalla loro essenza ma dalle opinioni dei rivoltosi,decisi di tenervi un breve discorso che, terminata la guerra, penso sia più utile per voi averlo ascoltato che per me averlo detto.I generali Romani e gli imperatori senza alcuna brama entrarono nella terra vostra e degli altri Galli,ma chiamati dai vostri antenati,che le discordie avevano quasi portato alla distruzione,e che i Germani, chiamati in aiuto, avevano sottoposto a schiavitù ,sia gli amici come i nemici.A sufficienza noto con quante battaglie contro i Cimbri e i Teutoni,con quanta fatica delle nostre armate e con quale risultato affrontammo le campagne Germaniche.

Nec ideo Rhenum insedimus,ut Italiam tueremur,sed ne quis alius Ariovistus regno Galliarum potiretur.An vos cariores Civili Batavisque et Transrhenanis gentibus creditis,quam maioribus eorum patres avique vestri fuerunt?Eadem semper causa Germanis transcendendi in Gallias,libido atque avarizia et mutandae sedis amor,ut relictis paludibus et solitudinibus suis fecundissimum hoc solum vosque ipsos possiderent;ceterum libertas et speciosa nomina praetexuntur;nec quisquam alienum servitium et dominationem sibi concupivit,ut non eadem ista vocabula usurparet.Regna bellaque per Gallias semper fuere,donec in nostrum ius concederetis.Nos,quamquam totiens lacessiti,iure victoriae id solum vobis addidimus,quo pacem tueremur;nam neque quies gentium sine armis neque arma sine stipendiis neque stipendia sine tributis haberi queunt.Cetera in communi sita sint;ipsi plerumque legionibus nostris praesidetis,ipsi has aliasque provincias regitis;nihil separatum clausumve.
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Né d’altronde ci siamo stanziati sul Rhenus per proteggere l’Italia,ma perché nessun altro Ariovistus s’impadronisse del regno dei Galli.O credete voi di essere più simpatici a Civilis e ai Batavi e alle genti d’oltre il Rhenus di quanto lo furono ai loro antenati i vostri nonni e padri?Sempre uguale la causa delle migrazioni dei Germani nelle Galliae,il piacere e l’avidità e il desiderio di cambiare posto in modo d’impossessarsi di questo fecondissimo suolo e di voi stessi ,abbandonando i loro paludosi e squallidi luoghi;
ma la libertà e le belle espressioni sono addotte come scusa;e nessuno desiderò la sottomissione altrui e la dominazione senza usare le stesse identiche espressioni.I regni e le guerre sempre furono nelle Galliae,finchè non vi sottometteste alla nostra legge.Noi,benchè tante volte sfidati, al diritto della vittoria vi aggiungemmo solo quelle iniziative utili al mantenimento della pace;infatti né si può avere la pace tra i popoli senza le armi né le armi senza stipendio né gli stipendi senza tributi .
Tutto il resto sia messo in comune,voi stessi le nostre legioni per lo più comandate,voi stessi governate questa e le altre regioni,niente distinto o precluso.

Et laudatorum principum usus ex aequo quamvis procul agentibus;saevi proximis ingruunt.Quo modo sterilitatem aut nimios imbres et cetera naturae mala,ita luxum vel avaritiam dominantium tolerate.Vitia erunt,donec homines ,sed neque haec continua et meliorum interventu pensantur,nisi forte Tutore et Classico regnantibus moderatius imperium speratis,aut minoribus quam nunc tributis parabuntur exercitus,quibus Germani Britannique arceantur.Nam pulsis,quod dii prohibeant,Romanis quid aliud quam bella omnium inter se gentium exsistent?Octigentorum annorum fortuna disciplinaque compages haec coaluit,quae convelli sine exitio convellentium non potest,sed vobis maximum discrimen,penes quos aurum et opes,praecipuae bellorum causae.Proinde pacem et urbem ,quam victi victoresque eodem iure obtinemus,amate,colite;moneant vos utriusque fortunae documenta,ne contumaciam cum pernicie quam obsequium cum securitate malitis>Tali oratione graviora metuentes composuit erexitque.
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-E una giusta politica dei governanti illuminati nei confronti degli abitanti anche più lontani;i malvagi si accaniscono sui vicini-.
Nel modo in cui tollerate la carestia o le piogge eccessive e gli altri mali della natura,così tollerate lo sfarzo e il tornaconto dei conquistatori.I difetti ,finchè uomini,ci saranno,ma essi discontinui e poi controbilanciati dall’intervento dei più bravi;a meno che ,regnando Tutor e Classicus,speriate in un dominio più mite,o che la difesa con cui proteggersi dai Germani e dai Britanni,sia approntata con minore imposizione fiscale di oggi.
Infatti,cacciati i Romani,gli dei non vogliano,che cosa altro ne deriverà se non una guerra di tutte le tribù tra di loro?Questa intelaiutura,che non può essere distrutta senza la fine dei distruttori,si è consolidata con la fortuna e l’organizzazione militare di ottocento anni,ma voi soprattutto in grande pericolo,che avete oro e risorse abbondanti,principali motivo di guerre.Quindi abbiate cara e cura della pace e di Roma ,che noi manteniamo, vinti e vincitori, sotto la medesima legislazione ;gli esempi della buona e cattiva sorte vi ammoniscano a non preferire l’orgoglio e la rovina all’ubbidienza e alla sicurezza>.
Preoccupati di più gravi conseguenze ,li tranquillizzò e li rincuorò con tali parole.

Tenebantur victore exercitu Treveri,cum Civilis et Classicus misere ad Cerialem epistulas,quarum haec sententia fuit:Vespasianum,quamquam nuntios occultarent,excessisse vita,urbem atque Italiam interno bello consumptam,Muciani ac Domitiani vana et sine viribus nomina:si Cerialis imperium Galliarum velit,ipsos finibus civitatium suarum contentos;si proelium mallet,ne id quidem abnuere.Ad ea Cerialis Civili et Classico nihil:eum qui attulerat .. ipsas epistulas ad Domitianum misit.Hostes divisis copiis advenere undique.Plerique culpabant Cerialem passum iungi quos discretos intercipere licuisset.Romanus exercitus castra fossa valloque circumdedit,quis temere antea intutis consederat.Apud Germanos diversis sententiis certabatur.
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I Treveri erano sotto la morsa dell’esercito vincitore quando Civilis e Classicus spedirono una lettera a Cerialis,il cui tenore fu questo:Vespasianus era morto,anche se la notizia era nascosta,Roma e l’Italia logorate dalla guerra intestina,i nomi di Mucianus e Domitianus insignificanti e senza forze:se Cerialis voleva la signoria delle Galliae,loro contenti entro i confini delle proprie città,se preferiva combattere,neanche ciò avrebbero rifiutato.Da parte di Cerialis nessuna replica a Civilis e Classicus :mandò a Domitianus le lettere stesse e il latore.
I nemici con i contingenti divisi arrivarono da ogni parte.Moltissimi incolpavano Cerialis di aver permesso che si ricompattassero quelli che separati si sarebbe potuto intercettare .L’esercito Romano circondò la base con fossato e trincea,nella quale si erano prima accampati sconsideratamente senza difese.I Germani questionavano su divergenti opinioni.

Civilis opperiendas Transrhenanorum gentes,quarum terrore fractae populi Romani vires obtererentur:Gallos quid aliud quam praedam victoribus?Et tamen,quod roboris sit,Belgas secum palam aut voto stare.Tutor cunctatione crescere rem Romanam adfirmabat,coeuntibus undique exercitibus;transvectam e Britannia legionem,accitas ex Hispania,adventare ex Italia,nec subitum militem,sed veterem expertumque belli.Nam Germanos,qui ab ipsis sperentur,non iuberi,non regi,sed cuncta ex libidine agere;pecuniamque ac dona,quis solis corrumpantur,maiora apud Romanos,et neminem adeo in arma pronum,ut non idem pretium quietis quam periculi malit.Quod si statim congrediantur,nullas esse Ceriali nisi e reliqui.s Germanici exercitus legiones,foederibus Galliarum obstrictas.
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Civilis sosteneva che si dovevano aspettare le tribù d’oltre il Rhenus,dal terrore di queste le avvilite forze del popolo Romano sarebbero state stroncate:e i Galli cos’altro che preda dei vincitori? E tuttavia i Belgae,qualunque forza avessero,stavano con loro liberamente o per promessa.
Tutor sosteneva che con l’attesa si rafforzava la posizione dei Romani,compattandosi da ogni parte gli eserciti,traghettata dalla Britannia l’armata,richiamate dalla Hispania,arrivavano dall’Italia,né soldati di leva,ma anziani e esperti di guerra.Infatti i Germani,dai quali si sperava,non erano comandati,non erano guidati,ma in tutto agivano per istinto;il denaro e i regali,con solo i quali sono comprati, maggiori presso i Romani,e nessuno a tal punto pronto alle armi da preferire allo stesso premio della quiete quello del pericolo.Perciò se si affrontavano subito,nessuna legione rimaneva a Cerialis se non le restanti dell’armata germanica,oltretutto sottoposte ai trattati con i Galli.


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