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historiae 56-80

At Vitellius fractis apud Cremonam rebus nuntios cladis occultans stulta dissimulatione remedia potius malorum quam mala differebat:Quippe confitenti consultantique supererant spes viresque:cum e contrario laeta omnia fingeret,falsis ingravescebat.Mirum apud ipsum de bello silentium;prohibiti per civitatem sermones,eoque plures ac,si liceret,vere narraturi,quia vetabantur,atrociora vulgaverant.Nec duces hostium augendae famae deerant,captos Vitellii exploratores circumductosque,ut robora victoris exercitus noscerent,remittendo;quos omnis Vitellius secreto percunctatus interfici iussit.Notabili constantia centurio Iulius Agrestis post multos sermones,quibus Vitellium ad virtutem frustra accendebat,perpulit,ut ad vires hostium spectandas quaeque apud Cremonam acta forent ipse mitteretur.Nec exploratione occulta fallere Antonium temptavit,sed mandata imperatoris suumque animum professus,ut cuncta viseret postulat.Missi qui locum proelii,Cremonae vestigia,captas legiones ostenderent.Agrestis ad Vitellium remeavit abnuentique vera esse,quae adferret,atque ultro corruptum arguenti<quando quidem,inquit,magno documento opus est,nec alius iam tibi aut vitae aut mortis meae usus,dabo cui credas>Atque ita digressus voluntaria morte dicta firmavit.Quidam iussu Vitellii interfectum,de fide constantiaque eadem tradidere.
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Ma Vitellius ,andate male le cose a Cremona ,nascondendo le notizie della sconfitta con sciocca finzione, piuttosto che i mali rinviava i rimedi dei mali.-Effettivamente le speranze e le forze erano a sufficienza,confidandosi e chiedendo consiglio;-poiché invece dipingeva una realtà rosea ,con le bugie l’aggravava.Straordinario il silenzio sulla guerra intorno a lui,proibiti nella società i discorsi e perciò moltissimi e,se fosse stato permesso,veritieri,poiché c’era la censura,diffondevano le notizie più spaventose.Nè i generali dei nemici mancavano di ingigantire le voci,rimandando le spie di Vitellius,catturate e portate in giro a sincerarsi della consistenza dell’esercito vincitore;che tutte Vitellius dopo averle segretamente interrogate, ordinò di uccidere.-L’ufficiale Iulius Agrestis con notevole insistenza,dopo molti discorsi con i quali invano aveva incoraggiato Vitellius,lo indusse a mandarlo a osservare le forze nemiche e quello che era successo vicino Cremona.Nè con nascosta indagine cercò di ingannare Antonius,ma avendo palesato gli ordini dell’imperatore e le proprie intenzioni,chiede di vedere tutto.Affidato ad alcuni che gli mostrarono il luogo della battaglia,i resti di Cremona,le legioni prigioniere .-Agrestis ritornò da Vitellius al quale,che non credeva vero ciò che riferiva e sospettando in più la corruzione, disse <quando invero serve una decisiva testimonianza,né ormai la mia vita o morte altrimenti ti è utile ,ti fornirò ciò a cui tu possa credere>.E così allontanatosi diede valore alle affermazioni suicidandosi.
Ucciso per ordine di Vitellius qualcuno riferì,uguale la versione sulla fedeltà e la fermezza.

Vitellius ut e somno excitus Iulium Priscum et Alfenum Varum cum quattuordecim praetoriis cohortibus et omnibus equitum alis obsidere appenninum iubet;secuta e classicis legio.Tot milia armatorum,lecta equis virisque,si dux alius foret,inferendo quoque bello satis pollebant.Ceterae cohortes ad tuendam urbem L.Vitellio fratri datae:ipse nihil e solito luxu remittens et diffidentia properus festinare comitia,quibus consules in multos annos destinabat;foedera sociis,Latium ..ternis dilargiri;his tributa remittere,alios immunitatibus iuvare;denique nulla in posterum cura lacerare imperium.Sed volgus ad magnitudinem beneficiorum hiabat:stultissimus quisque pecuniis mercabatur;apud sapientes cassa habebantur,quae neque dari neque accipi salva re publica poterant.Tandem flagitante exercitu,qui Mevaniam insederat,magno senatorum agmine,quorum multos ambitione,plures formidine trahebat,in castra venit,incertus animi et infidis consiliis obnoxius.

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Vitellius come svegliatosi dal sonno,ordina a Iulius Priscus e Alfenus Varus di dislocarsi sull’Appenninus con quattordici reparti del pretorio e tutta la cavalleria alleata;di seguito la legione di marinai.Tante migliaia di armati,con forze e cavalieri selezionati,se il generale fosse stato un altro,anche attaccando battaglia potevano essere abbastanza incisivi .Gli altri reparti assegnati al fratello L.Vitellius per difendere la città:questo,non rinunciando al solito sfarzo e sollecito a diffidare,affrettava le riunioni,nelle quali assegnava i consoli per molti anni;largheggiava in accordi con gli alleati ,in regolarizzazioni degli stranieri;-a questi condonava i tributi,a quelli soccorreva con esenzioni;e infine sbranava l’impero con nessun interesse per i posteri.Ma la gente si beava nella grandezza dei privilegi,tutti i più stupidi se li procuravano con i soldi,per i saggi erano beni senza valore, che non potevano essere dati nè presi in uno stato in salute.Intanto su sollecitazione dell’esercito,che stazionava a Mevania,Vitellius sopraggiunse con gran numero di senatori, molti dei quali trascinava grazie all’ ambizione,moltissimi per la paura , negli accampamenti ,titubante e favorevole ai consiglieri non fidati

Contionanti,prodigiosum dictu,tantum foedarum volucrum supervolavit,ut nube atra diem obtenderent.Accessit dirum omen,profugus altaribus taurus disiecto sacrificii apparatu,longe,nec ut feriri hostias mos est,confossus.Sed praecipuum ipse Vitellius ostentum erat,ignarus militiae,improvidus consilii,quis ordo agminis,quae cura explorandi,quantus urgendo trahendove bello modus,alios rogitans et ad omnis nuntios voltu quoque et incessu trepidus,dein temulentus.Postremo taedio castrorum et audita defectione Misenensis classis Romam revertit,recentissimum quo.que volnus pavens,summi discriminis incuriosus.Nam cum transgredi Appenninum integro exercitus sui robore et fessos hieme atque inopia hostes adgredi in aperto foret,dum dispergit vires,acerrimum militem et usque in extrema obstinatum trucidandum capiendumque tradidit,peritissimis centurionum dissentientibus et,si consulerentur,vera dicturis.Arcuere eos intimi amicorum Vitellii,ita formatis principis auribus,ut aspere quae utilia,nec quidquam nisi iucundum et laesurum acciperet.
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Mentre arringava una tale quantità,incredibile a dirsi,di ferali uccelli gli volò sopra da velare il giorno con una scura nube.Si aggiunse un negativo presagio,il toro fuggito dall’altare dopo aver distrutto l’apparato del sacrificio ,ucciso ben lontano e non come di solito viene immolata la vittima.Ma lo stesso Vitellius era una palese manifestazione,ignaro di tecnica militare,sprovveduto,insistente nel chiedere agli altri il tipo di schieramento,quale l’attenzione per lo spionaggio ,quanta consapevolezza nell’incalzare o tirare alla lunga lo scontro, e ad ogni notizia tremante nell’andatura e anche nel viso, e infine avvinazzato.In ultimo a Roma ritornò per noia della vita da caserma e per la notizia della defezione della flotta misenensis,preoccupato di ciascun recentissimo rovescio,del più importante pericolo noncurante.Infatti mentre era da superare l’Appenninus colla forza d’urto integra del suo esercito e aggredire all’aperto i nemici fiacchi per l’inverno e la fame,al contrario sparpagliò le forze,tutti i più coraggiosi militari e determinati fino all’ultimo li portò ad essere scannati e catturati,con i più esperti ufficiali dissenzienti e se fossero stati sentiti,pronti a esporre la realtà.Gli amici più stretti di Vitellius li tennero lontani,-così atteggiate le orecchie del principe,che i consigli utili con fastidio recepissero,e nulla se non di allegro e in prospettiva dannoso .


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