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Pagina 33

historiae 31-55

Sed volgus et magnitudine nimia communium curarum expers populus sentire paulatim belli mala,conversa in militum usum omni pecunia,intentis alimentorum pretiis,quae motu Vindicis haud perinde plebem adtriverant,secura tum urbe et provinciali bello,quod inter legiones Galliasque velut externum fuit.Nam ex quo divus Augustus res Caesarum composuit,procul et in unius sollecitudinem aut decus populus Romanus bellaverat;sub Tiberio et Gaio tantum pacis adversa ad rem publicam pertinuere;Scriboniani contra Claudium incepta simul audita et coercita;Nero nuntiis magis et rumoribus quam armis depulsus.Tum legiones classesque et, quod raro alias,praetorianus urbanusque miles in aciem deducti,Oriens Occidensque et quidquid utrimque virium est,a tergo,si ducibus aliis bellatum foret,longo bello materia.Fuere qui profiscenti Othoni moras religionemque nondum conditorum ancillum adferrent;aspernatus est omnem cunctationem ut Neroni quoque exitiosam et Caecina iam Alpes transgressus exstimulabat.
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Ma il basso popolo e la gente priva di sociali preoccupazioni ,troppo grandi,,a poco a poco avvertiva i mali della guerra,(tutto il denaro destinato a impieghi militari,aumentati i prezzi alimentari),i quali mali nella rivolta di Vindex non avevano logorato così la popolazione,con la città allora sicura e la guerra di provincia, che tra legioni e le Galliae fu quasi forestiera .Infatti da quando il divino Augustus mise in ordine l’impero,il popolo romano aveva guerreggiato lontano e per la preoccupazione o l’onore di uno solo;sotto Tiberius e Gaius attennero allo Stato solo situazioni contrarie alla pace,i progetti Scriboniani contro Claudius divulgati e subito repressi,Nero detronizzato più dai messaggi e dalle voci che dalle armi.Allora legioni,flotte e questo raramente altre volte, i pretoriani e i soldati urbani schierati in armi,Oriente e Occidente e qualsiasi forza esistente a disposizione dei due alle spalle,materia per una lunga guerra se si fosse guerreggiato con altri condottieri.Ci fu chi ricordò a Otho in partenza la supestizione di non partire se gli scudi sacri non ancora ricollocati a posto;rigettò ogni esitazione perché anche a Nero fatale ,in più Cecina,già passato oltre le Alpes,lo stimolava.

Pridie idus Martias commendata patribus re publica reliquias Neronianarum sectionum nondum in fiscum conversa revocatis ab exilio concessit,iustissimum donum et in speciem magnificum,sed festinata iam pridem exactione usu sterile.Mox vocata contione, maiestatem urbis et consensum populi ac senatus pro se adtollens,adversum Vitellianas partes modeste disseruit,inscitiam potius legionum quam audaciam increpans,nulla Vitellii mentione,sive ipsius ea moderatio,seu scriptor orationis sibi metuens contumeliis in Vitellium abstinuit,quando ut in consiliis militiae Suetonio Paulino et Mario Celso ita in rebus urbanis Galeri Trachali ingenio Othonem uti credebatur,et erant qui genus ipsum orandi noscerent,crebro fori usu celebre et ad implendas populi aures latum et sonans.Clamor vocesque volgi ex more adulandi nimiae et falsae,quasi dictatorem Caesarem aut Imperatorem Augustum prosequerentur,ita studiis votisque certabant,nec metu aut amore,sed ex libidine servitii,ut in familiis,privata cuique stimulatio et vile iam decus publicum;profectus Otho quietem urbis curasque imperii Salvio Titano fratri permisit.
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Il giorno prima delle Idi di Marzo,raccomandato lo Stato ai senatori,riconsegnò ai richiamati dall’esilio le confische neroniane restanti, non ancora incamerate dal fisco,dono giustissimo e all’apparenza magnifico,ma di nessuna utilità per la riscossione già da tempo affrettata.Subito convocata una adunanza,attribuendosi la magnificenza della città,il consenso del popolo e del senato,parlò senza eccessi contro la fazione vitelliana,accusando le legioni di inconsapevolezza più che di audacia,senza menzione di Vitellius-o sua questa moderazione,oppure lo scrittore del discorso,temendo per sé,si astenne dagli insulti verso Vitellius-,in quanto come nei consigli di guerra si pensava utilizzasse le capacità di Paulinus Suetonius e Marius Celsus,così nella vita civile di Galerius Trachalus,e c’erano quelli che credevano di riconoscere l’identico modo di esporrere,famoso per gli assidui interventi nel foro , ampio da saziare l’udito del popolo e squillante.Incitazioni e grida della gente per adulazione eccessive e false,quasi salutassero il dittatore Cesar o l’imperatore Augustus,così gareggiavano in zelo e auguri,né per paura o amore,ma per il piacere di servire,come tra gli schiavi,in ciascuno dei quali c’è un privato interesse e una minima ormai decenza pubblica;Otho ,partito, lasciò l’ordine della città e gli affari dell’impero al fratello Salvius Titanus.



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