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historiae 31-55

Murat Gioacchino
Murat nacque nel 1767 e morì nel 1815.Nato dal nulla sfruttò le irripetibili circostanze della Rivoluzione francese per assurgere a dimensione storica.Uomo molto fortunato.Generale dei più validi di Napoleone,comandò la cavalleria francese,l’arma vincente,insieme alla Massoneria delle battaglie napoleoniche.Sposò una sorella dell’imperatore,Carolina,in quanto cognato Napoleone lo rese re di Napoli nel 1808 a spese della famiglia Borbone.Il 16 Gennaio del 1812 abbandonò i resti dell’armata francese in Russia,nel silenzio assoluto di Napoleone;sintetico l’annuncio sul Moniteur del 27 Gennaio<il re di Napoli essendo indisposto ha lasciato il comando dell’esercito che ha rimesso nelle mani del vicerè.Quest’ultimo è più abituato alle grandi Amministrazioni.Egli ha la fiducia dell’imperatore>.Nel 1814 si alleò cogli Austriaci contro la Francia,in cambio di Ancona e delle Marche.Il 26 Febbraio del 1815 Napoleone scappa dall’isola d’Elba,a Marzo con un repentino voltafaccia Murat da Ancona assale i territori austriaci,occupa Rimini e arriva a Modena.A Rimini fa pubblicare il proclama di Rimini,manifesto politico della Massoneria italiana, inascoltato perché prematuro.A seguito della controffensiva austriaca si ritira a Macerata il primo Maggio,a Tolentino,sulla strada per Foligno l’attende un esercito austriaco guidato dall’esperto tenente generale Federico Bianchi,figlio di un italiano e di una viennese.Il luogo della battaglia conclusiva della carriera militare di Gioacchino è una serie di colline,chiamate Cantagallo, con ampia dorsale ma ripidi fianchi,oggi coltivate a frumento e impreziosite da vigneti estremamente curati,allora più boscose e paludose a tratti,degradanti da Pollenza(ex Monte Milone) alla vallata del torrente Chienti.I napoletani,secondo la rivista militare austriaca del 1819, disponevano di circa 16000 uomini il primo giorno,di cui 2000 a cavallo,25000 uomini il secondo giorno,35 i pezzi d’artiglieria;gli austriaci di circa 10000-12000 uomini di cui 1000 a cavallo,di 28 pezzi d’artiglieria.Il generale Bianchi il primo Maggio aveva ispezionato da Monte Milone con carte geografiche e cannocchiale tutte le alture circostanti e deciso di posizionarsi sulla linea Madia-Casone-Vamoccio .Il due le armate napoletane occuparono Monte Milone e avanzarono sulle colline,mai abbandonando le alture,poco curandosi di inoltrarsi per il piano nelle vicinanze di Tolentino;circa 9000 uomini occuparono Cantagallo,un altro grosso contingente col Murat era appostato in contrada S.Lucia.I tedeschi avevano il loro centro nella pianura del Chienti,nel sito chiamato la Rancia;altro corpo guardava le colline opposte a quelle di Cantagallo e un altro,che costituiva la riserva era a Berta nella bella vallata del torrente Potenza ,lungo la strada per S:Severino.Il tre i napoletani iniziarono un violento e continuo fuoco sulle posizioni tedesche che al contrario rimasero inoperose;lungo il Chienti i napoletani più volte superarono la Rancia,ma senza giungere mai al posto dove l’aspettavano i tedeschi;il re Gioacchino,verso mezzogiorno,dal colle di s.Lucia ordina all’armata su Cantagallo di disporsi in quadrati e di attaccare la collina di fronte dove nel frattempo gli austriaci avevano appostato due cannoni e un obice e aspettavano con la cavalleria disposta anch’essa in un quadrato con due colonne alle sue ali.Passarono circa due ore così.Infine una serie di colpi d’artiglieria sparati sul gruppo inquadrato provocò lo sbandamento e la fuga dei primi due quadrati napoletani della divisione D’Aquino e la ritirata ordinata degli altri due verso Monte Milone;l’attacco della cavalleria austriaca sui fuggitivi,l’arrivo delle truppe di riserva dalla vallata del Potenza aumentarono lo scompiglio tra i napoletani.Tuttavia il centro su a s.Lucia e la parte sinistra dello schieramento napoletano erano intatti, senonchè il comandante del centro principe Pignatelli Strongoli decise di ritirarsi e fu la fine.La ritirata divenne fuga precipitosa.La sera a Macerata il re Gioacchino,vestito da semplice colonnello,scappò a Fermo.Gli Austriaci ebbero 210 morti,457 feriti,33 dispersi e 120 prigionieri;i napoletani circa 2000 morti e altrettanti feriti.Bianchi commentò<se a Fontenay quattro cannoni avevano cambiato la battaglia,a Tolentino furono tre>;il Murat invece<se le truppe napoletane invece di ritirarsi alle quattro lo avessero fatto di notte,sulla bella posizione di Macerata,come aveva stabilito,se il generale austriaco la mattina del quattro,invece di trovare la strada di Fermo abbandonata dal generale Strongoli avesse trovato quella uscita difesa da tutta la guardia imperiale,tutte le probabilità del successo sarebbero state in favore dell’armata napoletana…,i soldati abbandonarono la loro bandiera per la falsa notizia della morte del loro re>.Tecnicamente fu errata la disposizione in quadrati invece che in colonne decisa dal generale d’Aquino che comandava l’ala destra dell’esercito,probabilmente inoltre l’esercito austriaco era più motivato a combattere,tuttavia ancora oggi quando vago spensierato per Cantagallo mi chiedo come possa aver perso il Murat !La capitolazione fu firmata in casa della famiglia Lanza,vicino Capua, il 20 Maggio dal generale Carascosa,stimato dal Metternich ,comandante in capo dei napoletani e dal generale Colletta capo del genio, e dal Bianchi per gli austriaci.I Borboni ritornarono a Napoli dalla Sicilia,gli austriaci lasciarono un esercito di 18000 uomini per garantire l’assetto politico.Riporto a riguardo un telegramma del Colletta all’ex regina Carolina<A sua Maestà la Regina delle Due Sicilie-Napoli 22 Maggio 1815.Signora,io sono come l’uomo colpito dal fulmine!Ieri lascio V.M. colmandomi di gentilezze,assumo in suo servizio una commissione penosissima,ne soffro tutte le durezze,prendo parte a un trattato che non rende peggiore la nostra condizione,che non ferisce i nostri diritti,che non ne riconosce altri,che rende tranquilla la capitale e lo stato,che fa lasciar del re e di V.M. i ricordi più graditi e che in cambio di tanti beni,accorda per convenzione ciò che era del nemico per forza d’armi.Dopo ciò ritorno in Napoli e mi trovo in disgrazia.No’l credo,mi porto sotto il suo bastimento e un durissimo ufficiale me ne discosta.Voglio ritornare e due persone di rango mi consigliano di non presentarmi innanzi a lei.Prego l’una di farle conoscere il mio dolore e la mia sorpresa e dopo aver egli parlato a V.M. per risposta mi da il consiglio di non comparirle innanzi.Son dunque allontanato per ordine ed io ne rispetto sino l’ingiustizia.Sono egualmente ingiuste le mie sorti,ho sconsigliato la guerra prima che s’intraprendesse,ma dopo intrapresa,l’ho sostenuta validamente,già da lungo tempo ho veduta perduta la causa del Governo ed ho voluto perdermi con essa:Ho accettato le commissioni le più spiacevoli,sono in disgrazia di V.M.,abbandono patria e famiglia per vivere oscuro e triste tra le montagne della Svizzera…..>.La Carolina andò in esilio in Austria,vantando in quel governo legami anche sentimentali,la burocrazia murattiana divenne borbonica,il Murat,ignorato nel trattato di Casalanza, si ritrovò solo ,malvisto da Napoleone,osteggiato dagli inglesi e dagli austriaci avversato,infine trovò rifugio in Corsica.Indomito progetta uno sbarco in Calabria per riconquistare il regno o per riaquistare la propria stima;assolda delle navi e fa vela per la Calabria,ufficialmente per andare a Trieste dalla consorte.Il capitano della barca si dirige a Pizzo,per far scorta di viveri,e qui il Murat sbarca con 20 seguaci;è l’otto Ottobre,giorno di festa nel paese.Glaciale l’ accoglienza,il magistrato,la gente si chiudono in casa,prosegue per Monteleone.Qui viene affrontato dal capitano della gendarmeria di Cosenza Trentacapilli,anziano e con i capelli bianchi,con altri funzionari e autorità locali,c’è uno scontro verbale,dei colpi di fucile dall’alto della strada,il Murat fugge con i suoi verso la marina inseguito via via da sempre più persone.Sulla spiaggia viene bloccato da un pescatore,mentre il vecchio Pasquale Greco proprietario di una barca, calma la folla inferocita.Pare che una donna aggredì al volto il povero Murat,che infine a fatica viene portato via e rinchiuso con i suoi nel castello di Pizzo.Relazionò il Trentacapilli<avvertito del fatto,mi unii alla folla la quale con me arrestò Murat,uccise un capitano,28 altri suoi compagni dopo disarmati vennero condotti collo stesso Murat nelle prigioni del castello;chiesi le carte…Murat mi diede le sue e dissemi che vi era un passaporto degli alleati col quale era autorizzato a marciare;feci 22 pacchetti,in seguito dei paesani mi consegnarono una ciappa(fermaglio) del cappello di esso generale Murat guarnita di grossi brillanti incatenati tra loro,3 spade e 2 pistole.Spedii lo stesso giorno al generale Cancellieri per presentarli a S.M.>.Il Murat disse al contrario che con la violenza il passaporto e altre cose gli erano state tolte dal Trentacapilli in prigione.Il misero re il 13 fu processato sommariamente e fucilato.Il Giornale patriottico palermitano del 22 Ottobre così descrive il fatto<domandato poi a che fosse dovuto il ritardo della esecuzione ed appreso che era per preparargli una sedia e la benda,ricusò l’una e l’altra,dicendo che era un soldato francese e che sapeva morire da tale..Chiese il permesso di dare lui l’ordine del fuoco e rivoltosi al generale ed agli ufficiali presenti,tenendo presso al cuore la mano destra col sigillo in cui era incisa l’effige della moglie,alzò la mano sinistra raccomandando di non fallire.Ricevè sei palle>.Vera o non vera questa descrizione,anche altre relazioni rimarcano il coraggio dell’uomo di fronte ai fucilieri.Fu seppellito il guerriero gentiluomo in una fossa comune nella chiesa di s.Giorgio.Tutta Pizzo fu ricompensata dal sovrano Borbone.L’ultima sua lettera,prima di essere fucilato,così dice<l’heure fatale va sonner,dans quelques heures tu n’auras plus d’epoux et mes enfans n’auront plus de pere…………….Adieu mon Achille,adieu ma Letizia,adieu mon Lucien,adieu ma Louise,montrez vous toujours dignes de moi…………………………………….Adieu ma Caroline,adieu mes enfans,recevez ma benediction paternelle,mes plus tendres embrassements.Adieu,n’oubliez jamais votre malheureux Pere.


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