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historiae 56-80

Celeberrimos auctores habeo,tantam victoribus adversus fas nefasque inreverentiam fuisse,ut gregarius eques occisum a se proxima acie fratrem professus praemium a ducibus petierit.Nec illis aut honorare eam caedem ius hominum aut ulcisci ratio belli permittebat.Distulerant tamquam maiora meritum,quam quae statim exsolverentur;nec quidquam ultra traditur.Ceterum et prioribus civium bellis par scelus inciderat.Nam proelio,quo apud Ianiculum adversus Cinnam pugnatum est,Pompeianus miles fratrem suum,dein cognito facinore se ipsum interfecit,ut Sisenna memorat;tanto acrior apud maiores,sicut virtutibus gloria,ita flagitiis paenitentia fuit.Sed haec aliaque ex vetere memoria petita,quotiens res locusque exempla recti aut solacia mali poscet,haud absurde memorabimus.
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Da famosissimi autori ho la narrazione che nei vincitori tanta fu l’indifferenza nei confronti del lecito e dell’illecito che un comune cavaliere,affermando di aver ammazzato il fratello nella recente battaglia,aveva chiesto il premio ai comandanti.Nè il diritto degli uomini permetteva a quelli di onorare quella uccisione o la logica della guerra di vendicarla.Avevano rimandato la ricompensa ,come se più impegnativa di ciò che al momento veniva elargito,nient’altro viene tramandato oltre.Del resto anche nelle precedenti guerre civili pari delitto era capitato.Infatti nella battaglia che si combattè vicino al Ianiculus contro Cinna,un soldato pompeiano uccise un suo fratello,poi accortosi della cattiva azione, sè stesso,(come ricorda Sisenna);-tanto più seria fu negli antichi sia la gloria per virtuosi gesti come il pentimento per i misfatti -.Ma questi e altri fatti ripresi dalla passata memoria non insensatamente ricorderemo ogniqualvolta la narrazione e il luogo richiederanno esempi di retto agire e rimedi di cattive azioni.

Antonio ducibusque partium praemitti equites omnemque Umbriam explorari placuit,si qua Appennini iuga clementius adirentur;adciri aquilas signaque et quidquid Veronae militum foret,padumque et mare commeatibus compleri.Erant inter duces,qui necterent moras:quippe nimius iam Antonius,et certiora ex Muciano sperabantur.Namque Mucianus tam celeri victoria anxius,et ni praesens urbe potiretur,expertem se belli gloriaeque ratus,ad Primum et Varum media scriptitabat,instandum coeptis aut rursus cunctandi utilitates disserens atque ita compositus,ut ex .ventu rerum adversa abnueret vel prospera adgnosceret.Plotium Grypum,nuper a Vespasiano in senatorium ordinem adscitum ac legioni praepositum,ceterosque sibi fidos apertius monuit,hique omnes de festinatione Primi ac Vari sinistre et Muciano volentia rescripsere.Quibus epistulis Vespasiano missis effecerat,ut non pro spe Antonii consilia factaque eius aestimarentur.
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Ad Antonius e ai comandanti del partito piacque mandar avanti la cavalleria e sincerarsi per tutta l’Umbria su quale cima degli Appennini più dolcemente si elevasse,di adunare le aquile e le bandiere e tutti i soldati a Verona,di riempire di convogli il Padus e il mare.C’erano tra i generali quelli che privilegiavano l’attesa:poiché ormai strafottente Antonius e da Mucianus maggiori certezze si aspettavano.E infatti Mucianus ansioso per una tanto celere vittoria e vedendosi privo di guerra e di gloria se ,lui assente, Roma fosse caduta,scriveva spesso a Primus e ad Varus senza esporsi,di curare le iniziative o al contrario elogiando l’utilità dell’indugiare e in tal modo atteggiato che a seconda del caso, dalle situazioni negative prendesse le distanze o alle fortunate acconsentisse.In modo più chiaro si espresse con Plotius Grypus,appena elevato a senatore da Vespasianus e preposto a una legione,e tutti gli altri fedeli,e tutti questi scrissero della fretta di Primus e Varus malignamente ,e con soddisfazione di Mucianus.Con tali lettere spedite a Vespasianus fece si che i consigli e le gesta di Antonius non secondo le di lui speranze fossero valutati.

Aegre id pati Antonius et culpam in Mucianum conferre,cuius criminationibus eviluissent pericula sua;nec sermonibus temperabat,immodicus lingua et obsequii insolens.Litteras ad Vespasianum composuit,iactantius quam ad principem nec sine occulta in Mucianum insectatione:se Pannonicas legiones in arma egisse,suis stimulis excitos Moesiae duces,sua constantia perruptas Alpes,occupatam Italiam,intersaepta Germanorum Raetorumque auxilia.Quod discordes dispersasque Vitellii legiones equestri procella,mox peditum vi per diem noctemque fudisset,id pulcherrimum et sui operis.Casum Cremonae bello imputandum:maiore damno,plurium urbium excidiis veteres civium discordias rei publicae stetisse.Non se nuntiis neque epistulis,sed manu et armis imperatori suo militare,neque officere gloriae eorum,qui Daciam interim composuerint;illis Moesiae pacem,sibi salutem securitatemque Italiae cordi fuisse;suis exhortationibus Gallias Hispaniasque,validissimam terrarum partem,ad Vespasianum conversas.Sed cecidisse in inritum labores,si praemia periculorum soli adsequantur qui periculis non adfuerint.Nec fefellere ea Mucianum;inde graves simultates,quas Antonius simplicius,Mucianus callide eoque implacabilius nutriebat.
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Malamente Antonius sopportava ciò e dava la colpa a Mucianus,dalle cui accuse venivano sviliti i suoi pericoli;né nei discorsi si teneva,tagliente con la lingua e insolente.Scrisse delle lettere a Vespasianus,con più arroganza che a un imperatore né senza nascosti insulti a Mucianus:-che lui aveva condotto in guerra le legioni pannonicae,per le sue insistenze convinti i generali della Moesia,per la sua fermezza forzate le Alpes,occupata l’Italia,tenute lontano le forze d’aiuto dei Germani e dei Raeti.Che le litigiose e disunite legioni di Vitellius con una carica della cavalleria,poi con un inseguimento diurno e notturnao della fanteria , aveva sbaragliato,ciò bellissimo e opera sua.Il fatto di Cremona imputabile alla guerra:che con maggior danno per lo stato , antiche lotte cittadine erano state condotte con distruzioni di moltissime città.Non con notizie né con lettere,ma con le braccia e con le armi aveva servito il suo imperatore,né offuscava la gloria di chi aveva messo ordine nel frattempo nella Dacia;loro avevano avuto a cuore la pace della Moesia,lui la salvezza e la sicurezza dell’Italia;che grazie alle sue esortazioni le Galliae e le Hispaniae,validissima parte delle terre,alleatesi a Vespasianus.Ma che le fatiche sarebbero state vane se i soli che conseguissero i premi dei pericoli fossero quelli che non erano stati presenti nel pericolo-.Nè ciò sfuggì a Mucianus;donde grave inimicizia,che Antonius più schiettamente,Mucianus più scaltramente e perciò più implacabilmente nutriva.


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