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historiae 101-120

Claudius defunctis regibus aut ad modicum redactis Iudaeam provinciam equitibus Romanis aut libertis permisit,e quibus Antonius Felix per omnem saevitiam ac libidinem ius regium servili ingenio exercuit,Drusilla Cleopatrae et Antonii nepte in matrimonium accepta,ut eiusdem Antonii Felix progener,Claudius nepos esset.Duravit tamen patientia Iudaeis usque ad Gessium Florum procuratorem:sub eo bellum ortum.Et comprimere coeptantem Cestium Gallum Syriae legatum varia proelia ac saepius adversa excepere.Qui ubi fato aut taedio occidit,missu Neronis Vespasianus fortuna famaque et egregiis ministris intra duas aestates cuncta camporum omnesque praeter Hierosolyma urbes victore exercitu tenebat.Proximus annus civili bello intentus quantum ad Iudaeos per otium transit.
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Claudius defunti i re oppure epurati lasciò la regione alla grande borghesia romana oppure ai fiduciari imperiali tra i quali Antonius Felix,di squallida mentalità, esercitò il diritto dei monarchi con ogni malvagità e godimento,sposato a Drusilla nipote di Cleopatra e di Antonius,cosicchè Felix parente acquisito dello stesso Antonius,Claudius ne era nipote.Tuttavia la sottomissione dei Iudaei durò fino al governatore Gessius Florus,sotto di lui lo scoppio della guerra.E provò a soffocare le prime avvisaglie il responsabile della Syria Cestius Gallus con diversi scontri e spesso negativi.E quando questo per caso o per depressione morì,su comando di Nero,Vespasianus con fortuna e notorietà e con eccellenti funzionari in due estati tutto il territorio e tutte le città eccetto Hierosolyma occupò coll’esercito vincitore.L’anno dopo preso dalla guerra civile trascurò la campagna contro i Iudaei

Pace per Italiam parta et externae curae redi.ere;augebat iras,quod soli Iudaei non cessissent,simul manere apud exercitus Titum ad omnes principatus novi eventus casusve utile videbatur.Igitur castris,uti diximus,ante moenia Hierosolymorum positis instructas legiones ostentavit:Iudaei sub ipsos muros struxere aciem,rebus secundis longius ausuri et,si pellerentur,parato perfugio.Missus in eos eques cum expeditis cohortibus ambigue certavit;mox cessere hostes et sequentibus diebus crebra pro portis proelia serebant,donec assiduis damnis intra moenia pellerentur.Romani ad obpugnandum versi;neque enim dignum videbatur famem hostium opperiri,poscebantque pericula,pars virtute,multi ferocia et cupidine praemiorum.Ipsi Tito Roma et opes voluptatesque ante oculos,ac ni statim Hierosolyma conciderent,morari videbantur.
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Ottenuta la pace in Italia anche i problemi esterni ricomparsero;aumentava l’ira il fatto che i soli Iudaei non si fossero arresi,ugualmente sembrò utile che Titus rimanesse con l’esercito per ogni eventualità e crisi ,connesse alla nuova signoria.Quindi accampatisi,come dicemmo,davanti alle mura di Hierosolyma,fece disporre i reparti in assetto di guerra;i Iudaei si schierarono sotto le stesse mura,se vincitori si sarebbero avventurati più lontano,se messi in fuga,il rifugio a portata di mano.Mandati contro di loro la cavalleria e soldati armati alla leggera,combatterono con esito incerto,poi i nemici cedettero e nei giorni seguenti causarono frequenti scontri davanti alle porte,finchè per le continue perdite si ritrassero dentro le mura.I Romani decisi a espugnare;infatti non sembrava dignitoso prendere per fame i nemici,si cercava il pericolo,una parte per coraggio,molti per crudeltà e desiderio della ricompensa.Davanti agli occhi di Titus Roma e le ricchezze e le passioni ,e sembravano allontanarsi se non avessero subito preso Hierosolyma.

Sed urbem arduam situ opera molesque firmaverant,quis vel plana satis munirentur.Nam duos colles in immensum editos claudebant muri per artem obliqui aut introrsus sinuati,ut latera obpugnantium ad ictus patescerent;extrema rupis abrupta,et turres,ubi mons iuvisset,in sexagenos pedes,inter devexa in centenos vicenosque attollebantur mira specie ac procul intuentibus pares.Alia intus moenia regiae circumiecta,conspicuoque fastigio turris Antonia,in honorem M.Antonii ab Herode appellata.Templum in modum arcis propiique muri,labore et opere ante alios;ipsae porticus,quis templum ambibatur,egregium propugnaculum.Fons perennis aquae,cavati sub terra montes et piscinae cisternaeque servandis imbribus.Providerant conditores ex diversitate morum crebra bella:inde cuncta quamvis adversus longum obsidium;et a Pompeio expugnatis metus atque usus pleraque monstravere.
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Ma la città difesa dalla posizione era stata rinforzata da opere di fortificazione ,con le quali anche le pianure sarebbero difese a sufficienza.Infatti muri strategicamente obliqui o piegati all’interno ,in modo da esporre i fianchi degli attaccanti ai colpi,chiudevano due elevate colline,spianate le cime della rupe,e le torri,dove la montagna lo permetteva si alzavano per sessanta piedi,in discesa per centoventi,con un aspetto straordinario e uguali agli osservatori da lontano.Altre mura circondavano internamente la reggia,con la notevole cima della torre Antonia,denominata così da Herodes in onore di M.Antonius.Il santuario come una rocca e muri proprii,superiori agli altri per giornate di lavoro e per i rinforzi;lo stesso porticato dal quale il santuario era circondato,ottimo riparo.Una fonte di acqua continua, cuniculi sotto le montagne e bacini e cisterne per conservare la pioggia .I fondatori avevano previsto frequenti guerre a causa della diversità delle usanze:quindi ogni cosa per un quanto mai lungo assedio;e da Pompeus espugnati,la paura e l’esperienza furono d’insegnamento.

Atque per avaritiam Claudianorum temporum empto iure muniendi struxere muros in pace tamquam ad bellum,magna conluvie et ceterarum urbium clade aucti;nam pervicacissimus quisque illuc perfugerat,eoque seditiosius agebant.Tres duces,totidem exercitus;extrema et latissima moenium Simo,mediam urbem Ioannes(quem et Bargioram vocabant)templum Eleazarus firmaverat.Multitudine et armis Ioannes ac Simo,Eleazarus loco pollebat;sed proelia dolus incendia inter ipsos,et magna vis frumenti ambusta.Mox Ioannes,missis per speciem sacrificandi qui Eleazarum manumque eius obtruncarent,templo potitur.Ita in duas factiones civitas discessit,donec propinquantibus Romanis bellum externum concordiam pareret.
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E per avidità dei tempi Claudiani comprato il diritto di ricostruire alzarono delle mura in pace come se in guerra,ingrandite da grande materiale e dalla distruzione delle restanti città;infatti tutti gli irriducibili lì si erano rifugiati e lì assai complottavano.Tre comandanti,altrettanti eserciti,Simo difendeva la cinta esterna e più larga delle mura,Ioannes(che anche Bargiora chiamano) la città dentro ,Eleazarus il santuario.Per effettivi e armi Ioannes e Simo predominavano,Eleazarus per il luogo,ma lotte,raggiri,incendi tra di loro e grande quantità di frumento bruciata.Poi Ioannes,mandati alcuni che con la scusa di sacrificare uccidessero Eleazarus e la sua schiera,s’impadronì del santuario.Così la comunità si scisse in due partiti finchè arrivando i Romani il pericolo esterno partorì la concordia.

Evenerant prodigia,quae neque hostiis neque votis piare fas habet gens superstitioni obnoxia,religionibus adversa.Visae per caelum concurrere acies,rutilantia arma et subito nubium igne conlucere templum.Apertae repente delubri fores et audita maior humana vox,excedere deos;simul ingens motus excedentium.Quae pauci in metum trahebant:pluribus persuasio inerat antiquis sacerdotum litteris contineri,eo ipso tempore fore ut valesceret Oriens profectique Iudaea rerum potirentur.Quae ambages Vespasianum ac Titum praedixerat,sed volgus more humanae cupidinis sibi tantam fatorum magnitudinem interpretati ne adversis quidem ad vera mutabantur.Multitudinem obsessorum omnis aetatis,virile ac muliebre secus,sexcenta milia fuisse accepimus:arma cunctis,qui ferre possent,et plures quam pro numero audebant.
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Erano accaduti dei prodigi,che la popolazione,schiava della religione, non ritiene lecito sviare con dei sacrifici o con delle offerte,contrari alla loro liturgia.Veduti eserciti scontrarsi in cielo,luccichio di armi e un santuario essere illuminato da un improvviso fuoco delle nubi.Subito aperte le porte del luogo sacro e udita una voce sovrumana,”gli dei escono” e subito un gran fuggi fuggi degli dei .
Ma ciò faceva paura a pochi;moltissimi avevano la convinzione che fosse contenuto in antichi scritti religiosi che in quel tempo l’Oriente sarebbe stato forte e che si sarebbero impadroniti del potere uomini provenienti dalla Iudaea.Questa profezia aveva indicato Vespasianus e a Titus,ma il popolo per egoismo, interpretò una così grande benevolenza della sorte relativamente a sè,neanche di fronte ai fatti avversi mutava parere.Abbiamo appreso che la massa di assediati di ogni età,di sesso maschile e femminile,fosse di seicentomila;a tutti coloro che potevano portarle,le armi,e moltissimi avevano un coraggio superiore agli effettivi.


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