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historiae 81-100

Rursus interpellante milite ac populo et ne deficeret hortante omnemque operam suam certatim pollicente animum resumpsit.Sabinumque et reliquos Flavianos nihil iam metuentis vi subita in Capitolium compulit succensoque templo Iovis Optimi Maximi oppressit,cum et proelium et incendium e Tiberiana prospiceret domo inter epulas.Non multo post paenitens facti et in alios culpam conferens,vocata contione iuravit coegitque iurare et ceteros nihil sibi antiquius quiete publica fore.Tunc solutum a latere pugionem consuli primum,deinde illo recusante magistratibus ac mox senatoribus singulis porrigens,nullo recipiente,quasi in aede Concordiae positurus abscessit.Sed quibusdam adclamantibus<ipsum esse Concordiam>,rediit nec solum retinere se ferrum affirmavit,verum etiam Concordiae recipere cognomen.

Di nuovo interrompendo i soldati e esortando il popolo a non abdicare ,promettendogli a gara tutto il proprio appoggio,recuperò coraggio.Con una improvvisa irruzione costrinse nel Capitolium Sabinus e gli altri Flaviani,ormai non più sospettosi,e dato fuoco al tempio di Iovis Optimus Maximus,lo fece eliminare,mentre osservava mangiando dal palazzo tiberiano e lo scontro e l’incendio .Non molto dopo pentitosi dell’accaduto e incolpando gli altri,riunita un’assemblea,giurò e costrinse a giurare anche gli altri che nulla più della pace sociale gli stava a cuore.Allora sciolto il pugnale dal fianco,porgendolo prima al console,quindi, al suo diniego ai magistrati e poi ai singoli senatori,nessuno prendendolo,scese per riporlo fino quasi al tempio dell’Armonia.Ma alcuni salutandolo con grida<che lui stesso era la Concordia>,ritornò e affermò che non solo tratteneva l’arma,ma che anche accettava il soprannome di Concordia.

Suasitque senatui,ut legatos cum virginibus Vestalibus mitterent pacem aut certe tempus ad consultandum petituros.Postridie responsa opperienti nuntiatum est per exploratorem hostes appropinquare.Continuo igitur abstrusus gestatoria sella duobus solis comitibus,pistore et coco,Aventinum et paternam domum clam petit,ut inde in Campaniam fugeret;mox levi rumore et incerto,tamquam pax impetrata esset,referri se in Palatium passus est.Ubi cum deserta omnia repperisset,dilabentibus et qui simul erant,zona se aureorum plena circumdedit confugitque in cellulam ianitoris,religato pro foribus cane lectoque et culcita obiectis.

E convinse il senato a mandare dei delegati con le vergini Vestali a chiedere la pace o almeno tempo per riflettere.Il giorno dopo aspettando risposta gli fu riferito da esploratori che i nemici si avvicinavano.Quindi subito nascosto su una portantina si dirige in segreto verso l’Aventinum e la residenza paterna con due soli compagni,il cuoco e il fornaio,per fuggire quindi in Campania;poi per una vaga voce e incerta,come se la pace fosse stata conseguita,permise di essere riportato nel Palatium.Dove avendo trovato tutto deserto,fuggitivo anche chi era con lui,si circondò con una cintura piena di monete d’oro e si rifugiò nella stanzetta del portiere,un cane legato di fuori e il letto e il materasso messi davanti.

Irruperant iam agminis antecessores ac nemine obvio rimabantur,ut fit,singula.Ab his extractus e latebra,sciscitantes quis esset,nam ignorabatur et ubi esse Vitellium sciret,mendacio elusit;deinde agnitus rogare non destitit,quasi quaedam de salute Vespasiani dicturus,ut custodiretur interim vel in carcere,donec religatis post terga manibus,iniecto cervicibus laqueo,veste discissa seminudus in forum tractus est inter magna rerum verborumue ludibria per totum viae Sacrae spatium,reducto coma capite,ceu noxii solent,atque etiam mento mucrone gladii subrecto,ut visendam praeberet faciem neve summitteret;quibusdam stercore et caeno incessentibus,aliis incendiarium et patinarium vociferantibus,parte vulgi etiam corporis vitia exprobrante;erat enim in eo enormis proceritas,facies rubida plerumque ex vinulentia,venter obesus,alterum femur subdebile impulsu olim quadrigae,cum auriganti Gaio ministratorem exhiberet.Tandem apud Gemonias minutissimis ictibus excarnificatus atque confectus est et inde unco tractus in Tiberim.Periit cum fratre et filio anno vitae septimo qinquagesimo.

Già erano entrate le avanguardie dell’esercito e senza nessun oppositore scandagliavano,come succede,ad uno ad uno i luoghi.Estratto da loro dal nascondiglio,chiedendogli chi fosse,infatti non lo conoscevano, e se sapesse dove era Vitellius,con una bugia li gabbò;quindi riconosciuto non desistette dal chiedere,come se avesse da riferire sulla incolumità di Vespasianus,di essere intanto custodito , o in un carcere,-finchè legate le mani dietro la schiena,con un cappio intorno al collo,gli abiti stracciati,seminudo,fu condotto al Forum gravemente oltraggiato con oggetti e parole per tutto il percorso della via Sacra,con la testa costretta indietro per la capigliatura,come i condannati,e anche col mento sorretto dalla punta di una spada,affinchè offrisse il viso alla vista e non lo abbassasse;
mentre alcuni gli lanciavano addosso stabbio e fango,altri urlanti< incendiario e beone>,parte della gente gli rinfacciava anche i difetti del corpo,-
era infatti di enorme altezza,la faccia rubizza per lo più perché avvinazzato ,la pancia prominente,con una coscia un po’ debole per un urto di una quadriga una volta quando faceva da istruttore a Gaius praticante fantino .Infine fu dilaniato da sottilissimi colpi e finito e poi con un uncino trascinato nel Tiberis.
Perì col figlio e il fratello all’età di cinquantasette anni.


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