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historiae 31-55

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Frattanto egregiamente portate avanti le cose sotto il comando di Paulinus e Celsus.Tutte le azioni inutilmente iniziate e la reputazione in declino del suo esercito angustiavano Caecina.Cacciato da Placentia,da poco massacrati gli alleati, inferiore anche negli scontri delle avanguardie, zuffe più frequenti che degne di menzione;avvicinandosi Fabius Valens,per non lasciare a quello ogni onore della guerra,si affrettava più avidamente che saggiamente a riacquistare la gloria.A l dodicesimo da Cremona,(il posto è chiamato Castores),dispone nella fitta macchia intorno alla strada,nascosti,i più agguerriti alleati,-i cavalieri comandati di avanzare più avanti e dopo aver iniziato lo scontro,ritirandosi spontaneamente ,di provocare un affrettato inseguimento,finchè gl’imboscati non balzassero fuori-.Avvisati di ciò i comandanti othoniani, e Paulinus il comando dei fanti,Celsus dei cavalieri assunsero.Il distaccamento della tredicesima legione,quattro reparti di alleati e cinquecento cavalieri sono collocati a sinistra,il rialzo della strada fu occupato da tre reparti del pretorio con alto numero di file,sul fronte destro avanzò la prima legione con due reparti di alleati e cinquecento cavalieri,oltre a questi erano fatti avanzare mille cavalieri del pretorio e degli alleati,un sovrappiù nel caso di successo o un sostegno se i vacillanti.

Antequam miscerentur acies,terga vertentibus Vitellianis,Celsus doli prudens repressit suos;Vitelliani temere exsurgentes cedente sensim Celso longius secuti ultro in insidias praecipitantur;nam a lateribus cohortes,legionum adversa frons,et subitu discursu terga cinxerant equites:Signum pugnae non statim a Suetonio Paulino pediti datum:cunctator natura est cui cauta potius consilia cum ratione quam prospera ex casu placerent,compleri fossas,aperiri campum,pandi aciem iubebat,satis cito incipi victoriam ratus,ubi provisum foret,ne vincerentur.Ea cunctatione spatium Vitellianis datum in vineas nexu traducum impeditas refugiendi,et modica silva adhaerebat,unde rursus ausi promptissimos praetorianorum equitum interfecere.Volneratur rex Epiphanes,impigre pro Othone pugnam ciens.
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Prima che si mischiassero gli schieramenti,fuggendo i Vitelliani,Celsus trattenne i suoi,prevedendo l’agguato;i Vitelliani sorti all’improvviso,(avanzando Celsus accortamente assai da lontano)procedendo oltre ,si ficcano in trappola;infatti ai fianchi i reparti,contro la parte frontale delle legioni e i cavalieri con un veloce ripiegamento li avevano presi alle spalle:il segnale della battaglia non dato subito al fante da Suetonius Paulinus,-il temporeggiatore è per natura quello a cui le decisioni prudenti per giudizio di più piacciono che quelle favorevoli per caso-comandava di riempire i fossati,sgombrare il piano,disporre lo schieramento,pensando che la vittoria assai presto sarebbe venuta quando si fosse provveduto a che non fossero vinti.Da questa esitazione dato spazio ai Vitelliani di rifugiarsi in mezzo a un vigneto intricato per l’intreccio dei tralci e una piccola macchia era adiacente,da cui nuovamente arditi uccisero i più coraggiosi cavalieri pretoriani.Il re Epiphans è colpito,solerte nell’incitare alla lotta per Otho.

Tum Othonianus pedes erupit,protrita hostium acie versi in fugam etiam qui subveniebant;nam Caecina non simul cohortes,sed singulas acciverat,quae res in proelio trepidationem auxit,cum dispersos nec usquam validos pavor fugientium abriperet.Orta et in castris seditio,quod non universi ducerentur;vinctus praefectus castrorum Iulius Gratus,tamquam fratri apud Othonem militanti proditionem ageret,cum fratrem eius,Iulium Frontonem tribunum,Othoniani sub eodem crimine vinxissent.Ceterum ea ubique formido fuit apud fugientes, occursantes,in acie, pro vallo;ut deleri cum universo exercitu Caecinam potuisse,ni Suetonius Paulinus receptui cecinisset,utrisque in partibus percrebruerit.Timuisse se Paulinus ferebat tantum insuper laboris atque itineris,ne Vitellianus miles recens e castris fessos adgrederetur et perculsis nullum retro subsidium foret;apud paucos ea ducis ratio probata,in volgus adverso rumore fuit.
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Allora irruppe la fanteria othoniana,sbaragliato il fronte avversario,voltatisi in fuga anche quelli che venivano dietro,infatti Caecina aveva fatto venire i reparti non simultaneamente,ma singolarmente,fatto che aumentò lo scompiglio nella battaglia in quanto il terrore dei fuggitivi trascinò via i reparti isolati e mai efficaci.Sorta anche una rivolta negli accampamenti,perché non tutti erano in battaglia,imprigionato il responsabile degli accampamenti Iulius Gratus,come se avesse tradito in favore del fratello sotto le armi con Otho,mentre gli Othoniani avevano imprigionato suo fratello,Iulius Frontonis il tribuno,per la medesima imputazione.Del resto questa paura fu ovunque, presso i fuggitivi, gli accorrentinti,sul campo di battaglia ,di fronte alle trincee,cosicchè in entrambi gli schieramenti si era fatta la convinzione che Caecina con tutto l’esercito potesse essere distrutto,se Suetonius Paulinus non avesse fatto suonare la ritirata.Paulinus riferiva di aver temuto il carico eccessivo di fatica e di trasferimento,che stanchi, il soldato Vitelliano fresco dagli accampamenti, li avesse aggrediti e che nessun aiuto dalle retrovie ci sarebbe stato per gli assaliti;questo calcolo del comandante accettato da pochi,nella truppa ci fu un ostile mormorio.

Haud proinde id damnum Vitellianos in metum compulit quam ad modestiam composuit,nec solum apud Caecinam,qui culpam in militem conferebat,seditioni magis quam proelio paratum;Fabii quoque Valentis copiae(iam enim Ticinum venerat)posito hostium contemptu et reciperandi decoris cupidine reverentius et aequalius duci parebant.Gravis alioquin seditio exarserat,quam altiore intio(neque enim rerum a Caecina gestarum ordinem interrumpi oportuerat)repetam.Cohortes Batavorum,quas bello Neronis a quarta decima legione degressas,cum Britanniam peterent,audito Vitellii motu in civitate Lingonum Fabio Valenti adiunctas rettulimus,superbe agebant,ut cuiusque legionis tentoria accessissent,coercitos a se quartadecimanos,ablatam Neroni Italiam atque omnem belli fortunam in ipsorum manu sitam iactantes.Contumeliosum id militibus,acerbum duci,conrupta iurgiis aut rixis disciplina,ad postremum Valens e petulantia etiam perfidiam suspectabat.
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Indubbiamente questo smacco non sprofondò nella paura i Vitelliani quanto portò moderazione ,non solo in Caecina,che imputava la colpa ai soldati,preparati più per la rivolta che per la guerra.Anche le forze di Fabius Valens(infatti già era arrivato a Ticinum),lasciato il disprezzo per il nemico e col desiderio di recuperare l’onore, sembravano comportarsi con più rispetto e più moderazione.Del resto una grave rivolta era sorta,che riprenderò da un momento inziale precedente nel tempo(infatti non era il caso di interrompere la sequenza delle imprese di Caecina).Riferimmo che i reparti dei Batavi, distaccati dalla quattordicesima legione nella guerra di Nero,perché andassero in Britannia,sentito del tentativo di Vitellius,si erano aggiunti a Fabius Valens nella città dei Lingoni,agivano con superbia,vantandosi,appena che erano entrati negli attendamenti di ciascuna legione, che quelli della quattordicesima da loro stessi sottomessii,della sottrazione dell’Italia a Nero,che il destino della guerra totalmente posto nelle loro mani .Oltraggioso ciò per i soldati,amaro per il comandante,guastata la disciplina dai litigi e dalle zuffe,infine Valens tra l’ insolenza vedeva anche la perfidia.


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