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historiae 56-80

His pavoribus nutantem et alii legati amicique firmabant et Mucianus post multos secretosque sermones iam et coram ita locutus:<omnes,qui magnarum rerum consilia suscipiunt aestimare debent,an quod inchoatur rei publicae utile,ipsis gloriosum,an promptum effectu aut certe non arduum sit;simul ipse qui suadet considerandus est,adiciatne consilio periculum suum,et, si fortuna coeptis adfuerit,cui summum decus adquiratur.Ego,te,Vespasiane,ad imperium voco( tam )quam salutare rei publicae,quam tibi magnificum,iuxta deos in tua manu positum est.Nec speciem adulantis expaveris:a contumelia quam a laude propius fuerit post Vitellium eligi.Non adversus divi Augusti acerrimam mentem nec adversus cautissimam Tiberii senectutem,ne contra Gai quidem aut Claudii vel Neronis fundatam longo imperio domum exsurgimus;cessisti etiam Galbae imaginibus:torpere ultra et polluendam perdendamque rem publicam relinquere sopor et ignavia videretur,etiam si tibi quam inhonesta,tam tuta servitus esset.Abiit iam et transvectum est tempus,quo posses videri concupisse:confugiendum est ad imperium.An excidit trucidatus Corbulo?Splendidior origine quam nos sumus,fateor,sed et Nero nobilitate natalium Vitellium anteibat.Satis clarus est apud timentem quisquis timetur.Et posse ab exercitu principem fieri sibi ipse Vitellius documento,nullis stipendiis,nulla militari fama,Galbae odio provectus.Ne Othonem quidem ducis arte aut exercitus vi,sed praepropera ipsius desperatione victum,iam desiderabilem et magnum principem fecit,cum interim spargit legiones,exarmat cohortes,nova cotidie bello semina ministrat.Si quid ardoris ac ferociae miles habuit,popinis et comissationibus et principis imitatione deteritur:tibi e Iudaea et Syria et Aegypto novem legiones integrae,nulla acie exhaustae,non dicordia corruptae,sed firmatus usu miles et belli domitor externi;classium alarum cohortium robora et fidissimi reges et tua ante omnis experientia.
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Fluttuando in questi timori veniva incoraggiato sia dagli altri governatori che dagli amici e Mucianus dopo ormai molte e secrete conversazioni così si espresse apertamente:<tutti coloro che meditano importanti iniziative devono stimare se ciò che si inzia sia utile allo stato,glorioso per sé,agevole a farsi o comunque non difficile,-ugualmente chi consiglia deve essere valutato ,se al consiglio segua un pericolo per lui e ,se la fortuna venisse in aiuto all’iniziativa,a chi andrebbe la più alta dignità.Io,o Vespasianus,ti esorto a assumere il potere-col favore degli dei, se tanto benefico per lo stato quanto splendido per te ,dipende da te.
Né temere(me sotto) l’aspetto di un adulatore;essere scelto dopo Vitellius sarebbe più simile all’oltraggio che a un fatto lodevole.Non ci solleviamo contro l’acutissima mente del divino Augustus né contro la cautissima anzianità di Tiberius,né sicuramente contro la casata dei Gaius o dei Claudius o di Nero,fondata su un lungo dominio;fosti obbediente anche ai ritratti di Galba;sembrerebbe pigrizia e viltà rimanere ancora inerti e lasciare guastare e distruggere lo stato,anche se la sottomissione sarebbe per te tanto sicura quanto disonorevole.
Passò ormai e volò via il tempo nel quale poteva sembrare che tu avessi delle bramosie:
-bisogna rifugiarsi nel supremo potere.Non cadde trucidato Corbulo?-Di più luminosi natali dei nostri,credo,ma anche Nero per nascita era superiore a Vitellius.Per il timoroso chiunque sia temuto è bene in vista-.
E lo stesso Vitellius è da sé la prova che un principe può essere fatto dall’esercito,senza aver assolto la leva,con nessun riconoscimento militare,portato avanti dall’odio per Galba.Neanche Otho vinto dalla sagacia del condottiero o dalla forza dell’esercito,ma dall’affrettata sua disperazione,
-egli ormai divenne un principe grande e desiderabile,da quando Vitellius disperde le legioni,disarma i reparti,giornalmente sparge nuovi semi di guerra.Se i soldati avevano un che di ardore e di ferocia,viene dissipato nelle osterie e nelle baldorie e nell’imitazione del principe:a te nove legioni integre dalla Iudaea,Syria e Aegyptus,(non affaticate da nessuna battaglia,non guastate dalla discordia,ma i soldati addestrati e domatori di rivolte esterne),la forza d’urto delle flotte,delle cavallerie e dei plotoni , i re fedelissimi e la tua esperienza superiore a tutti.

Nobis nihil ultra adrogabo,quam ne post Valentem et Caecinam numeremur:ne tamen Mucianum socium spreveris,quia aemulum non experiris.Me Vitellio antepono,te mihi.Tuae domui triumphale nomen,duo iuvenes,capax iam imperii alter et primis militiae annis apud Germanicos quoque exercitus clarus.Absurdum fuerit non cedere imperio ei,cuius filium adoptaturus essem,si ipse imperarem.Ceterum inter nos non idem prosperarum adversarumque rerum ordo erit;nam si vincimus,honorem,quem dederis,habebo:discrimen ac pericula ex aequo patiemur.Immo,ut meliu est,(tu) tuos exercitus rege,mihi bellum et proeliorum incerta trade.Acriore hodie disciplina victi quam victores agunt.Hos ira odium ultiones cupiditas ad virtutem accendit:illi per fastidium et contumacia hebescunt.Aperiet et recludet contecta et tumescentia victricium partium volnera bellum ipsum;nec mihi maior in tua vigilantia parsimonia sapientia fiducia est quam in Vitellii torpore inscitia saevitia.Sed meliorem in bello causam quam in pace habemus;nam qui deliberant,desciverunt.
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Per noi nient’altro chiediamo che di non essere considerati dopo Valens e Caecina;tuttavia non disprezzare Mucianus come socio,poiché non lo troverai come avversario.Mi antepongo a Vitellius,te a me.L’onorificenza del trionfo alla tua casata,due giovani,uno già adatto per l’impero e anche famoso presso l’armata germanica nei primi anni del servizio militare.Sarebbe assurdo non cedere il potere a quello il cui figlio adotterei se io stesso governassi.Inoltre tra noi non ci sarà dei successi e delle avversità,infatti se vinceremo,avrò l’onore che mi darai:il rischio e i pericoli sopporteremo con equità.Insomma,come è meglio,tu dirigi i tuoi eserciti,a me lascia la guerra e la incertezza delle battaglie.Oggi i vinti agiscono con una disciplina più dura dei vincitori.L’ira.l’odio,il desiderio di vendetta ne esalta le virtù,questi illanquidiscono per la superbia e l’arroganza.La guerra stessa aprirà e schiuderà le ferite nascoste e gonfiate della parte vincitrice;né in me c’è maggior fiducia nella tua concentrazione,frugalità,saggezza che nel torpore,ignoranza,belluinità di Vitellius.Ma abbiamo un fondato motivo più per la guerra che per la pace,infatti coloro che discutono,sono già dei ribelli.

Post Muciani orationem ceteri audentius circumsistere hortari,responsa vatum et siderum motus referre.Nec erat intactus tali superstitione,ut qui mox rerum dominus Seleucum quendam mathematicum rectorem et praescium palam habuerit.Recursabant animo vetera omina:cupressus arbor in agris eius conspicua altitudine repente prociderat ac postera die eodem vestigio resurgens procera et latior virebat.Grande id prosperumque consensu haruspicum et summa claritudo iuventi admodum Vespasiano promissa,sed primo triumphalia et consulatus et Iudaicae victoriae decus implesse fidem ominis videbatur;ut haec adeptus est,portendi sibi imperium credebat.Est Iudaeum inter Syriamque Carmelus;ita vocant montem deumque.Nec simulacrum deo aut templum-sic tradidere maiores-;ara tantum et reverentia.Illic sacrificanti Vespasiano,cum spes occultas versaret animo,Basilides sacerdos inspectis identidem extis<Quidquid est>inquit,<Vespasiane,quod paras,seu domum extruere seu prolatare agros sive ampliare servitia,datur tibi magna sedes,ingentes termini,multum hominum>.Has ambages et statim exceperat fama et tunc aperiebat;nec quidquam magis in ore volgi,crebriores apud ipsum sermones,quanto sperantibus plura dicuntur.Haud dubia destinatione discessere Mucianus Antiochiam,Vespasianus Caesaream:illa Suriae,hoc Iudaeae caput est.
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Dopo il discorso di Mucianus tutti gli altri con più coraggio a pressarlo,a esortarlo,a riferire i responsi degli indovini e i movimenti delle stelle.Nè era immune da tale superstizione tanto che poi , signore, ebbe apertamente un certo mago Seleucus come guida e preveggente.Riaffioravano nella mente i vecchi presagi:un cipresso nella sua terra di notevole altezza all’improvviso era caduto e il giorno dopo sul medesimo luogo risorto campeggiava affusolato e più chiomato.Un evento grande e fortunoso, unanimi gli stregoni, e promessa di una grandissima celebrità per l’assai giovane Vespasianus,-ma all’inizio sembrava che la fede nel presagio si fosse esaurita con l’onorificenza trionfale,il consolato e il prestigio della vittoria giudaica;dopo che le conseguì,credette gli si prospettasse il supremo potere.Tra la Iudaea e la Syria c’è il Carmelus,così chiamano la montagna e la divinità.E non una immagine del dio o una chiesa-così tramandarono gli antenati-solamente l’altare e il rispetto.Lì al sacrificante Vespasianus,poiché nascoste speranze lo intrigavano,il sacerdote Basilides ,ispezionate più volte le interiora, aveva detto:<Qualunque cosa,Vespasiano,stai preparando,o edificare una casa,o prolungare i terreni o ampliare la servitù,avrai una grande dimora,ampi confini,molti uomini>Si erano subito diffuse queste simboliche parole e allora svelate;nient’altro più sulla bocca del popolo,più numerose le discussioni con lo stesso,-quante più cose si dicono agli speranzosi-.Con propositi non incerti,Mucianus scese a Antiochia,Vespasianus a Caesarea,quella capitale della Syria,questa della Iudaea.


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