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historiae 4-30

Viso comminus armatorum agmine vexillarius comitatae Galbam cohortis(Atilium Vercilionem fuisse tradunt)dereptam Galbae imaginem solo adflixit.Eo signo manifesta in Othonem omnium militum studia,desertum fuga populi forum,destricta adversus dubitantes tela.Iuxta Curtii lacum trepidatione ferentium Galba proiectus e sella ac provolutus est.Extremam eius vocem,ut cuique odium aut admiratio fuit,varie prodidere.Alii suppliciter interrogasse,quid mali meruiset,paucos dies exsolvendo donativo deprecatum;plures obtulisse ultro percussoribus iugulum;agerent ac ferirent,si ita e re publica videretur.Non interfuit occidentium quid diceret.De percussore non satis constat;quidam Terentium evocatum,alii Laecanium,crebrior fama tradidit Camurium quintae decimae legionis militem impresso gladio iugulum eius hausisse.Ceteri crura brachiaque(nam pectus tegebatur)foede laniavere;pleraque vulnera feritate et saevitia trunco iam corpori adiecta.
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Visto vicino la schieramento di armati,il portabandiera del plotone di scorta a Galba(dicono fosse Atilius Vercilio) strappata l’effigie di Galba per terra la gettò.Palesata con questo gesto l’adesione di tutti i soldati a Otho,deserto il Foro per la fuga della gente,le armi sguainate contro gli indecisi.;vicino al lago di Curzio Galba fu sbalzato dalla portantina per la tremarella dei portatori e volò giu.Le sue ultime parole,a seconda se ci fosse rancore o ammirazione,in vario modo riportarono.Alcuni che chiedesse supplichevolmente che male si fosse meritato,implorando pochi giorni per pagare il donativo;i più che avesse offerto la gola agli assalitori,<agissero e colpissero se così era utile allo Stato>.Non mancò chi dicesse degli uccisori.Dell’assalitore non si sa abbastanza,qualcuno il riservista Terentius,altri Laecanius,la opinione più diffusa tramanda che Camurius soldato della quindicesima legione,premuta la spada sul collo lo sgozzasse.Gli altri con ferocia straziarono le gambe e le braccia(infatti il torace era protetto);moltissimi colpi inferti con bestialità e ferocia sul corpo già mutilato.

Titum inde Vinium invasere,de quo et ipso ambigitur,consumpseritne vocem eius instans metus,an proclamaverit non esse ab Ottone mandatum ut occideretur.Quod seu finxit formidine seu conscientiam coniurationis confessus est,huc potius eius vita famaque inclinat,ut conscius sceleris fuerit,cuius causa erat..ante aedem divi Iulii iacuit primo ictu in poplitem,mox ab Iulio Caro legionario milite in utrumque latus transverberatus.Insignem illa die virum Sempronium Densum aetas nostra vidit.Centurio is praetoriae cohortis,a Galba custodiae Pisonis additus,stricto pigione occurrens armatis et scelus exprobrans ac modo manu modo voce vertendo in se percussores quamquam vulnerato Pisoni effugium dedit.Piso in aedem Vestae pervasit,exceptusque misericordia publici servi et contubernio eius abditus non religione nec caerimoniis,sed latebra imminens exitium differebat,cum advenere missu Othonis nominatim in caedem eius ardentis Sulpicius Florus e Britannicis cohortibus,nuper a Galba civitate donatus,et Staius Murcus speculator,a quibus protractus Piso in foribus templi trucidatus.
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Poi Titus Vinius assalirono, sul quale pure c’ è ambiguità,se per la paura opprimente gli si fosse strozzata la voce o se avesse gridato non esserci da parte di Otho l’ordine di ammazzarlo;o che lo inventò per paura oppure fu la confessione della conoscenza della congiura ,a questo di più la sua fama e la sua vita porta , che fosse stato a conoscenza del delitto di cui era causa.Davanti al tempio del divino Iulius giacque al primo colpo al ginocchio,infine trafitto d a parte a parte dal fante semplice Iulius Carus.Quel giorno la nostra età vide un uomo valoroso,Sempronius Densus .Egli centurione della coorte pretoria,assegnato alla guardia di Piso da Galba,opponendosi agli armati stringendo un pugnale e rimproverandoli del misfatto e ora colla voce ora con le mani attirando su di sé gli assalitori,permise la fuga a Piso, per quanto ferito.Piso si riparò nel tempio di Vesta,accolto dalla misericordia del servo pubblico, e riparato nella sua cameretta, non grazie alla pietà o alle funzioni religiose,ma nascondendosi rimandava l’imminente fine,finchè su mandato di Oho personalmente bramoso della sua morte arrivarono Sulpicius Florus dei reparti britannici,da poco reso cittadino da Galba,e Staius Murcus guardia scelta,dai quali Piso tirato fuori e trucidato sulle porte del tempio.

Nullam caedem Otho maiore laetitia excepisse,nullum caput tam insatiabilibus oculis perlustrasse dicitur,seu tum primum levata omni sollecitudine mens vacare gaudio coeperat,seu recordatio maiestatis in Galba,amicitiae in Tito Vinio,quamvis immitem animum immagine tristi confuderat,Pisoni ut inimici et aemuli caede laetari ius fasque credebat.Praefixa contis capita gestabantur inter signa cohortium iuxta aquilam legionis,certatim ostentantibus cruentas manus qui occiderant,qui interfuerant,qui vere,qui falso ut pulchrum et memorabile facinus iactabant.Plures quam centum vigenti libellos praemium exposcentium ob aliquam notabilem illa die operam Vitellius postea invenit,omnesque conquiri et interfici iussit,non honore Galbae,sed tradito princibus more munimentum ad praesens,in posterum ultionem.
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Si dice che Otho nessuna uccisione con più letizia abbia ricevuto,nessuna testa abbia esaminato con tanto insaziabili occhi ,o perché soltanto allora la mente sgombra di ogni preoccupazione aveva iniziato a gioire, oppure il ricordo della regalità di Galba,dell’amicizia per Titus Vinius aveva colorato di una triste immagine il suo carattere per quanto,crudele, credeva giusto e lecito rallegrarsi dell’uccisione di Piso in quanto nemico e rivale.Le teste ficcate sulle picche erano agitate tra le bandiere delle cohorti vicino all’aquila della legione,a g ara mostrando le mani insanguinate quelli che avevano ucciso,quelli che avevano partecipato,chi veramente,chi falsamente,parlavano del l’azione efferata come ben fatta e memorabile.Più di centoventi lettere di postulanti premi per qualche notevole impresa in quel giorno trovò Vitellius dopo e ordinò di cercarli tutti e di sopprimerli non per rispetto a Galba,ma secondo il tramandato uso dei governanti –rinforzarsi oggi vendicarsi domani-.

Alium crederes senatum,alium populum,ruere cuncti in castra,anteire proximos,certare cum praecurrentibus,increpare Galbam laudari militum iudicium,exosculari Othonis manum,quantoque magis falsa erant quae fiebant,tanto plura facere.Nec aspernabatur singulos Otho,avidum et minacem militum animum voce voltuque temperans.Marium Celsum consulem designatum et Galbae usque in extremas res amicum fidumque,ad supplicium expostulabant industriae eius innocentiaeque quasi malis artibus infensi.Caedis et praedarum initium et optimo cuique perniciem quaeri apparebat,sed Ottoni nondum auctoritas inerat ad prohibendum scelus,iubere iam poterat.Ita simulatione irae vinciri iussum et maiores poenas daturum adfirmans presenti exitio subtraxit.
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Un altro senato,un altro popolo crederesti,tutti a correre nelle caserme,a sorpassare il prossimo,a gareggiare con i precedenti,a inveire contro Galba a lodare il senno dei militari,a baciare la mano di Otho e quanto più falso era ciò che avveniva tanto più si faceva .Nè Otho si sottraeva ai singoli,calmando con la voce e col viso le insaziabili e minacciose menti dei soldati.Chiedevano la testa di Marius Celsus,console designato amico e fedele di Galba fino all’ultimo,offesi della sua laboriosità e rettitudine come se malvage qualità.Era palese che si cercava il pretesto per l’uccisione , le rapine e la rovina di tutti gli aristocratici;ma Otho non aveva ancora l’autorità per proibire il misfatto,poteva già ordinarlo.Così ordinato di incatenarlo con falsa ira e promettendo che gli avrebbe dato una condanna maggiore lo sottrasse alla morte immediata.


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