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historiae 56-80

Duces partium ut Carsulae venere,paucos ad requiem dies sumunt,donec aquilae signaque legionum adsequerentur.Et locus ipse castrorum placebat,late prospectans,tuto copiarum adgestu,florentissimis pone tergum municipiis;simul conloquia cum Vitellianis decem milium spatio distantibus et proditio sperabatur.Aegre id pati miles et victoriam malle quam pacem;ne suas quidem legiones opperiebatur,ut praedae quam periculorum socias.Vocatos ad contionem Antonius docuit esse adhuc Vitellio vires,ambiguas,si deliberarent,acres,si desperassent.Initia bellorum civilium fortunae permittenda:victoriam consiliis et ratione perfici.Iam Misenensem classem et pulcherrimam Campaniae oram descivisse,nec plus e toto terrarum orbe reliquum Vitellio quam quod inter Tarracinam Narniamque iaceat.Satis gloriae proelio Cremonensi partum et exitio Cremonae nimium invidiae:ne concupiscerent Romam capere potius quam servare.Maiora illis praemia et multo maximum decus,si incolumitatem senatui populoque Romano sine sanguine quaesissent.His ac talibus mitigati animi.
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I comandanti del partito arrivarono a Carsula,dedicano al riposo pochi giorni,finchè non arrivassero le aquile e le bandiere delle legioni.E lo stesso luogo degli accampamenti piaceva,con larga visuale,di sicuro approvvigionamento,con dietro le spalle floridissimi comuni,inoltre in abboccamenti con i Vitelliani distanti dieci miglia e nel tradimento si sperava.Di malavoglia ciò subiva il fante e preferiva alla pace la vittoria,nemmeno le proprie legioni voleva attendere,compagne di rapine e di pericoli,Convocati in assemblea Antonius l’ammonì che Vitellius aveva ancora delle forze,incerte se consultate,feroci se messe alle strette.Gli inizi delle guerre civili da imputare alla fortuna:la vittoria è frutto di consigli e ragione.Ormai la flotta misenensis e il bellissimo lido della Campania s’erano ribellate,e rimasto a Vitellius di tutto il globo terrestre non più che ciò che si stendeva tra Tarracina e Narnia.Dalla battaglia cremonensis partorita abbastanza gloria e dalla fine di Cremona troppa invidia;non desiderassero prendere Roma più che conservarla.Per loro maggiori premi e molto più grande onore se avessero assicurato senza sangue l’incolumità del senato e popolo romano.Mitigati gli animi con queste e così gravi parole.
Nec multo post legiones venere.Et terrore famaque aucti exercitus Vitellianae cohortes nutabant,nullo in bellum adhortante,multis ad transitionem,qui suas centurias turmasque tradere,donum victori et sibi in posterum gratiam,certabant.Per eos cognitum est Interamnam proximis campis praesidio quadrigentorum equitum teneri.Missus extemplo Varus cum expedita manu paucos repugnantium interfecit,plures abiectis armis veniam petivere.Quidam in castra refugi cuncta formidine implebant,augendo rumoribus virtutem copiasque hostium,quo amissi praesidii dedecus lenirent.Nec ulla apud Vitellianos flagitii poena,et praemiis defectorum versa fides ac reliquum perfidiae certamen.Crebra transfugia tribunorum centurionumque;nam gregarius miles induruerat pro Vitellio,donec Priscus et Alfenus desertis castris ad Vitellium regressi pudore proditionis cunctos exsolverent.
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E non molto dopo arrivò l’armata.E i reparti vitelliani vacillavano per il terrore e la fama dell’armata a ranghi completi,-nessuno vociante per la guerra,per la diserzione molti,che gareggiavano nel consegnare i propri plotoni e squadroni,dono per il vincitore e per sé in futuro riconoscenza.Tramite loro si apprese che Interamnia era protetta da una guarnigione di quattrocento cavalieri, nei campi lì vicini.Subito inviato Varus con della fanteria leggera uccise i pochi combattenti,-molti gettate le armi chiesero salva la vita.Alcuni fuggiti alla base militare,crearono un clima di terrore,aumentando nei resoconti la forza e gli effettivi del nemico per addolcire la vergogna della perdita del presidio.Nessuna condanna per l’onta sui Vitelliani,e dall’indulgenza per i traditori distrutta la fedeltà e rimasta la gara nel tradire.Frequenti le diserzioni di ufficiali e sottufficiali;infatti il semplice fante era ostinato in favore di Vitellius,finchè Priscus e Alfenus,lasciata la base,ritornati da Vitellius liberarono tutti dalla vergogna del tradimento.

Isdem diebus Fabius Valens Urvini in custodia interficitur.Caput eius Vitellianis cohortibus ostentatum,ne quam ultra spem foverent;nam pervasisse in Germanias Valentem et veteres illic novosque exercitus ciere credebant:visa caede in desperationem versi,et Flavianus exercitus immane quantum…..animo exitium Valentis ut finem belli accepit.Natus erat Valens Anagniae equestri familia.Procax moribus neque absurdus ingenio famam urbanitatis per lasciviam petere.Ludicro Iuven…um sub Nerone velut ex necessitate,mox sponte mimos actitavit,scite magis quam probe.Legatus legionis et fovit Verginium et infamavit;Fonteium Capitonem corruptum,seu quia corrumpere nequiverat,interfecit,Galbae proditor,Vitellio fidus et aliorum perfidia inlustratus.
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Nei medesimi giorni Fabius Valens prigioniero a Urvinus fu ucciso.La sua testa mostrata ai reparti vitelliani,affinchè non covassero ancora qualche speranza;infatti credevano che Valens fosse entrato nelle Germaniae e lì vecchi e nuovi eserciti radunasse;vista l’uccisione caduti nella disperazione;e l’esercito flaviano con straordinaria esaltazione considerò la morte di Valens come la fine della guerra.
Valens era nato ad Anagnia ,di buona borghesia.Disinibito e non ottuso aveva ricercato la reputazione di uomo di mondo con una vita esagerata.Ai giochi della gioventù sotto Nero quasi per obbligo,poi spontaneamente recitò spesso da istrione in delle farse.Generale di legione favorì Verginius e lo diffamò;uccise Fonteius Capito corrotto,o perché non lo poteva corrompere,traditore di Galba,fedele di Vitellius e evidenziato dalla slealtà degli altri.


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