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historiae 4-30

Nec diutius Galba cunctatus speciosiora suadentibus accessit.Praemissus tamen in castra Piso,ut iuvenis magno nomine,recenti favore et infensus Tito Vinio,seu quia erat,seu quia irati ita volebant;et facilius de odio creditur:Vixdum egresso Pisone occisum in castris Othonem vagus primum et incertus rumor;mox,ut in magnis mendaciis,interfuisse se quidam et vidisse adfirmabant,credula fama inter gaudentes et incuriosos:Multi arbitrabantur compositum auctumque rumorem mixtis iam Othonianis,qui ad evocandum Galbam laeta falso volgaverint.Tum vero non populus tantum et imperita plebs in plausus et immodica studia,sed equitum plerique ac senatorum,posito metu incauti,refractis Palatii foribus ruere intus ac se Galbae ostentare,praereptam sibi ultionem querentes,ignavissimus quisque et,ut res docuit,in pericolo non ausurus,nimii verbis,linguae feroces;nemo scire et omnes adfirmare,donec inopia veri et consensu errantium victus sumpto torace Galba inruenti turbae,neque aetate neque corpore sistens,sella levaretur.Obvius in Palatio Iulius Atticus speculator,cruentum gladium ostentans,occisum a se Othonem exclamavit et Galba<commilito,inquit,quis iussit?> insigni animo ad coercendam militarem licentiam,minantibus intrepidus,adversus blandientes incorruptus.
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Non indugiando più a lungo Galba diede ascolto ai consiglieri della proposta più gradevole.Tuttavia Piso mandato avanti nelle caserme,come giovane dal grande nome,di recente favore e ostile a Titus Vinius,o perché lo era o perché i facinorosi così volevano,e con l’odio si crede con più facilità.Appena uscito Piso,dapprima una vaga e incerta voce di Otho ucciso nelle caserme,poi come nelle grandi bugie,alcuni confermavano che erano stati presenti e che avevano visto,dicerie credibili tra festaioli e creduloni.Molti reputavano le voci formulate e amplificate dagli già intrufolati Othoniani,che avevano diffuso, per far uscire Galba, falsamente notizie liete.Allora in verità non solamente il popolo e la sprovveduta plebe in applausi e smodata cortigianeria,ma la maggioranza dei cavalieri e dei senatori,passata la paura incauti,infrante le porte del Palazzo ,a correre dentro e a mostrarsi a Galba,lamentandosi per la vendetta sottrattagli,tutti quanti infamissimi e come gli eventi insegnarono,nel pericolo non coraggiosi;troppo loquaci,taglienti di lingua,nessuno sapeva e tutti affermavano,finchè Galba vinto dalla mancanza della verità e dalla unanimità dei fuorviati,indossata la corazza,non reggendosi a causa del fisico e dell’età, è alzato sulla portantina dall’accorrente folla.Nel Palazzo la guardia scelta Iulius Atticus,mostrando la spada insanguinata,gridò di aver ucciso Otho e Galba<camerata,disse,chi lo ha ordinato?>,carattere straordinario per correggere l’indisciplina militare,senza paura di fronte alle minacce,refrattario agli adulatori.

Haud dubiae iam in castris omnium mentes tantusque ardor,ut non contenti agmine et corporibus in suggestu,in quo paulo ante aurea Galbae statua fuerat,medium inter signa Othonem vexillis circumdarent:Nec tribunis aut centurionibus adeundi locus:gregarius miles caveri in super praepositos iubebat;strepere cuncta clamoribus et tumultu et exhortatione mutua,non tamquam in populo ac plebe variis segni adulatione vocibus,sed ut quemque adfluentium militum adspexerant,prensare manibus,completi armis,conlocare iuxta,praeire sacramentum,modo imperatorem militibus,modo imperatori commendare.Nec deerat Otho protendens manus adorare volgum,iacere oscula et omnia serviliter pro dominatione.Postquam universa classicorum legio sacramentum eius accepit,fidens viribus,et quos adhuc singulos exstimulaverat,accendendos in comune ratus pro vallo castrorum ita coepit:

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Ormai non più esitanti le menti di tutti nelle caserme e un tale ardore che non frenati dalle consegne e dalla calca,sul palco nel quale poco prima era stata la statua dorata di Galba,in mezzo,tra le insegne,avevano circondato Otho colle bandiere.Non c’era spazio per tribuni e centurioni di accostarsi;il fante ordinava di guardarsi soprattutto dai graduati..Tutto un risuonare di grida e chiasso e reciproche esortazione,non come le varie frasi di svogliata adulazione nel popolo e nella plebe,ma come avevano scorto un soldato rientrante,gli prendevano le mani,lo abbracciavano con le armi,si collocavano vicino,suggerivano il giuramento,raccomandavano ora l’imperatore ai soldati,ora i soldati all’imperatore.Nè Otho si sottraeva protendendo le mani,di rivolgersi ai soldati,di lanciare baci e tutto senza dignità,per il potere.Dopo che tutta la legione di marinai giurò su di lui,fiducioso nelle forze convinto di dover infiammare insieme quelli che finora aveva persuaso singolarmente,davanti alla cinta delle caserme,così parlò





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