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Pagina 98

historiae 81-100

Mox C.Caesar,turbidus animi ac Marcum Silanum obtinendam Africam metuens,ablatam proconsuli legionem misso in eam rem legato tradidit.Aequatus inter duos beneficiorum numerus,et mixtis utriusque mandatis discordia quaesita auctaque pravo certamine.Legatorum vis adolevit diuturnitate officii,vel quia minoribus maior aemulandi cura,proconsulum splendidissimus quisque securitati magis quam potentiae consulebant.Sed tum legionem in Africa regebat Valerius Festus,sumptuosae adulescentiae neque modica cupiens et adfinitate Vitellii anxius.Is crebris sermonibus temptaveritne Pisonem ad res novas an temptanti restiterit,incertum,quoniam secreto eorum nemo adfuit et occiso Pisone plerique ad gratiam interfectoris inclinavere.Nec ambigitur provinciam et militem alienato erga Vespasianum animo fuisse;et quidam e Vitellianis urbe profugi ostentabant Pisoni nutantes Gallias,paratam Germaniam,pericula ipsius et in pace suspecto tutius bellum.
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Poi Caius Caesar burrascoso di mente e timoroso che Marcus Silanus ottenesse l’Africa,tolta la legione al proconsole,la consegnò a un delegato spedito apposta.Equiparato tra i due il numero di funzioni e a causa della sovrapposizione di competenze la discordia ottenuta e aumentata da una malvagia competizione.La forza dei delegati aumentata dalla lunga durata dell’ufficio,(oppure perché i subalterni hanno maggior sollecitazione a cercare di eguagliare),tutti i nobilissimi proconsoli si curavano più della tranquillità che della autorità.Ma allora reggeva la legione in Africa Valerius Festus ,di dispendiosa giovinezza e non amante della parsimonia e inquieto per la parentela con Vitellius.In dubbio se avesse istigato con assidui discorsi Piso al tentativo oppure se si fosse opposto all’iniziativa,in quanto nessuno fu a conoscenza dei loro discorsi secreti e ucciso Piso,quasi tutti appoggiarono l’assassino.Nè c’era incertezza sul fatto che i soldati e la provincia avessero un atteggiamento contrario a Vespasianus,e qualcuno dei Vitelliani fuggiti da Roma a Piso palesava l’incertezza delle Galliae,la personale condizione di pericolo e che in pace sospettato,in guerra più sicuro.

Inter quae Claudius Sagitta,praefectus alae Petri.nae,prospera navigatione praevenit Papirium centurionem a Muciano missum adseveravitque mandata interficiendi Pisonis centurione data;cecidisse Galerianum consobrinum eius generumque;unam in audacia spem salutis,sed duo itinera audendi,seu mallet statim arma,seu petita navibus Gallia ducem se Vitellianis exercitibus ostenderet,nihil ad ea moto Pisone.Centurio a Muciano missus ut portum Carthaginis attigit magna voce laeta Pisonis omnia tamquam principis continuare,obvios et subitae rei miraculo attonitos,ut eadem adstreperent,hortari.Volgus credulum ruere in forum,praesentiam Pisonis exposcere;gaudio clamoribusque cuncta miscebant indiligentia veri et adulandi libidine.Piso indicio Sagittae vel insita modestia non in publicum egressus est neque se studiis volgi permisit,centurionemque percunctatus,postquam quaesitum sibi crimen caedemque comperit,animadverti in eum iussit,haud perinde spe vitae quam ira in percussorem,quod idem ex interfectoribus Clodii Macri cruentas legati sanguine manus ad caedem proconsulis rettulisset.
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Intanto Claudius Sagitta,comandante dello squadrone Petrianus,grazie a una navigazione senza intoppi arrivò prima del centurione Papirius mandato da Mucianus e dimostrò che il centurione aveva avuto il compito di eliminare Piso;era stato ucciso suo genero e cugino Galerianus ;l’unica speranza di salvezza nell’azzardo,ma due le vie da osare:o che preferisse prendere subito le armi,oppure che raggiunta la Gallia con le navi si offrisse come leader all’esercito Vitelliano;
nessuna disponibilità per ciò da Piso.
Il centurione spedito da Mucianus,come approdò nel porto di Carthago ad alta voce poneva di seguito tutte esclamazioni favorevoli per Piso,come se già imperatore, e invitava i passanti , sorpresi dalla straordinarietà dell’improvviso fatto,che così gridassero e applaudissero .La gente credulona corse sulla piazza,chiese a Piso di uscire ;
nella gioia e tra le grida, la noncuranza della verità e l’istintivo servilismo confondeva tutto
.Piso su indicazione di Sagitta oppure per naturale riservatezza non uscì in pubblico né appoggiò la manifestazione popolare,e interrogato il centurione,dopochè seppe che su di sè era stato formulato un capo d’accusa e una condanna,ordinò di ucciderlo,non certo con la speranza di vivere,quanto per rabbia contro il killer,poiché già del gruppo degli assassini di Clodius Macrus,le mani lorde del sangue del delegato le aveva messe a disposizione per l’uccisione del proconsole.

Anxio deinde edicto Carthaginiensibus increpitis,ne solita quidem munia usurpabat,clausus intra domum,ne qua motus novi causa vel forte oreretur.Sed ubi Festo consternatio volgi,centurionis supplicium veraque et falsa more famae in maius innotuere,equites in necem Pisonis mittit.Illi raptim vecti obscuro adhuc coeptae lucis domum proconsulis inrumpunt destrictis gladiis et magna pars Pisonis ignari,quod Poenos auxiliares Maurosque in eam caedem delegerat.Haud procul cubiculo obvium forte servum,quisnam et ubi esset Piso,interrogavere.Servus egregio mendacio se Pisonem esse respondit ac statim obtruncatur.Nec multo post Piso interficitur:namque aderat qui nosceret,Baebius Massa e procuratoribus Africae,iam tunc optimo cuique exitiosus inter causas malorum,quae mox tulimus,saepius rediturus.
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Emanata quindi una preoccupata ordinanza dove rimproverati i i Carthaginenses,Piso neanche le consuete funzioni svolgeva,chiuso dentro casa,per non essere causa di una nuova turbativa o perché casualmente non si originasse .Ma quando la confusione di popolo,la pena di morte del centurione, e la verità e le falsità esagerate dalla fama, divennero note a Festus, mandò dei cavalieri per ammazzare Piso.Quelli con una veloce cavalcata nella notte fino all’alba, irrompono nella casa del proconsole con le spade sguainate e in gran parte non conoscevano Piso,poiché Festus aveva scelto per quell’uccisione gli alleati Poeni e i Mauri.Non lontano dalla camera da letto chiesero a un servo per caso incontrato chi e dove fosse Piso.Il servo con una eccellente bugia rispose di essere lui stesso , e subito sgozzato.
E non molto dopo Piso fu ucciso;infatti v’era chi lo conosceva,Baebius Massa uno dei procuratori d’Africa,già allora pericoloso per tutti i nobili,che assai presto ritornerà tra le cause delle disgrazie che poi patimmo.

Festus Adrumeto,ubi speculabundus substiterat,ad legionem contendit praefectumque castrorum Caetronium Pisanum vinciri iussit proprias ob simultates,sed Pisonis satellitem vocabat,militesque et centuriones quosdam puniit,alios praemiis adfecit,neutrum ex merito,sed ut obpressisse bellum crederetur.Mox Oeensium Lepcitanorumque discordias componit,quae raptu frugum et pecorum inter agrestes modicis principiis,iam per arma atque acies exercebantur;nam populus Oeensis multitudine inferior Garamantas exciverat,gentem indomitam et inter accolas latrociniis fecundam.Unde artae Lepcitanis res,lateque vastatis agris intra moenia trepidabant,donec interventu cohortium alarumque fusi Garamantes et recepta omnis praeda,nisi quam vagi per inaccessa mapalium ulterioribus vendiderant.
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Festus a Adrumeto,dove si era fermato ad osservare,si affrettò verso la legione e ordinò di arrestare il generale Caetronius Pisanus responsabile della base,per personale inimicizia,ma l’accusava di collusione con Piso,e punì alcuni soldati e ufficiali, altri premiò,nessuno perché meritasse ciò,ma perché si credesse che aveva stroncato una guerra.Poi risolse la controversia tra Oeenses e Lepcitani ,che da modeste origini per furti di cereali e pecore tra contadini,ormai era sfociata nelle armi e negli scontri armati,infatti la popolazione Oeensis meno numerosa aveva chiamato in aiuto i Garamantes,gente fiera e fattrice di razzie tra i vicini.Quindi difficile la situazione dei Lepcitani,e largamente devastati i campi,tremavano dentro le mura,finchè con l’intervento dei reparti armati e degli alleati sconfitti i Garamantes e recuperata tutta la refurtiva,meno quella che i singoli avevano venduto nelle sperdute baite dell’ interno.

At Vespasiano post Cremonensem pugnam et prosperos undique nuntios cecidisse Vitellium multi cuiusque ordinis,pari audacia fortunaque hibernum mare adgressi,nuntiavere.Aderant legati regis Vologaesi quadraginta…Parthorum equitum offerentes.Magnificum laetumque tantis sociorum auxiliis ambiri neque indigere:gratiae Vologaeso actae mandatumque,ut legatos ad senatum mitteret et pacem esse sciret.Vespasianus in Italiam resque urbis intentus adversam de Domitiano famam accipit,tamquam terminos aetatis et concessa filio egrederetur:igitur validissimam exercitus partem Tito tradit ad reliqua Iudaici belli perpetranda.Titum antequam digrederetur,multo apud patrem sermone orasse ferunt,ne criminantium nuntiis temere accenderetur integrumque se ac placabilem filio praestaret.Non legiones,non classes proinde firma imperi munimenta quam numerum liberorum;nam amicos tempore fortuna,cupidinibus aliquando aut erroribis imminui transferri desinere:suum cuique sanguinem indiscretum,sed maxime principibus,quorum prosperis et alii fruantur,adversa ad iunctissimos pertineant.Ne fratribus quidem mansuram concordiam,ni parens exemplum praebuisset.
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Ma molti di ogni ceto sociale,attraversato il mare invernale con pari coraggio e fortuna,informarono Vespasianus ,dopo la battaglia di Cremona e le notizie positive da ognidove,che Vitellius era stato ucciso.Erano presenti gli ambasciatori del re dei Parthi Vologaesus con l’offerta di quaranta mila cavalieri Parthi.
Motivo di orgoglio e di felicità essere circondato da così tante forze alleate e non averne bisogno:ringraziamenti a Vologaesus e la risposta di mandare gli ambasciatori al senato e che vigeva la pace.Vespasianus interessandosi dell’Italia e della situazione dell’urbe apprese della cattiva nomina di Domitianus,come se avesse superato i limiti dovuti all’età e le prerogative di un figlio:quindi affidò la parte più valida dell’armata a Titus per terminare la guerra giudaica.
Prima che lasciasse Titus,dicono che Titus implorasse il padre con un lungo discorso che non si arrabbiasse per le notizie incriminanti e si comportasse col figlio senza condizionamenti e senza severità.La solidità infatti del potere non nell’esercito,non nelle navi ma nel numero dei figli;infatti gli amici diminuiscono,vanno via,smettono col tempo,per casualità,per brama qualche volta o per errori:il legame di sangue vincolante per ciascuno,ma soprattutto per i governanti,della fortuna dei quali anche altri ne godono,ma le disgrazie sono subite dai congiunti stretti.Neanche tra fratelli rimarrebbe la concordia,se il padre non ne offrisse l’esempio.


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